“Yes on Prop 19”. La data è stata ormai fissata, il prossimo due novembre tutti i cittadini della California saranno chiamati al voto. Un referendum indetto per conoscere l’ultimo e decisivo parere su quella che è stata già soprannominata Proposition 19 . In sostanza, il via libera alla legalizzazione dell’uso di marijuana entro i confini dello stato a stelle e strisce che s’affaccia sul Pacifico.
Ma un invito come quello suddetto, diffuso dai principali gruppi a favore della Proposta 19 , pare aver scatenato tra i vasti meandri del web un vero e proprio putiferio. A cominciare dalle decisioni strategiche del colosso editoriale di New York, Condé Nast . Che ha in pratica ordinato il blocco degli annunci a pagamento sul suo sito di social news Reddit.
Una decisione duramente contestata dagli utenti del sito statunitense, preoccupati per quella che è stata vista come una deriva censoria e conservatrice, contro la libera diffusione di messaggi a favore della legalizzazione del consumo della cannabis (il diritto alla libera espressione è sancito per altro dalla Costituzione USA). Ma i responsabili di Reddit non hanno tardato a rispondere ai propri utenti, di fatto invitandoli ad organizzarsi con una petizione.
E la presa di posizione pare aver convinto i vertici di Condé Nast , che hanno in seguito aperto alla diffusione di messaggi pubblicitari gratuiti . Un messaggio più che chiaro: l’azienda statunitense non può ricevere denaro dalla pubblicazione di annunci a favore della Proposta 19 .
Ma un’altra petizione ha attirato l’attenzione, organizzata dall’organizzazione Just Say Now , da tempo favorevole alla legalizzazione dell’uso della cannabis. “Censurando l’immagine delle foglie di marijuana – si può leggere nel testo della petizione – Facebook bandisce di fatto il dibattito politico. Questo è ingiusto ed inaccettabile”.
Il fuoco intorno alla Proposta 19 è infatti divampato tra i meandri del social network più popolato al mondo, Facebook. E c’è chi ha già dato del proibizionista al CEO Mark Zuckerberg, sommo responsabile di un sito apparentemente contrario alla circolazione di una campagna pubblicitaria da 38 milioni di impression .
Le varie pagine legate all’organizzazione Just Say Now – tra cui una che è recentemente giunta a 6mila membri – sono state infatti vittima delle stesse policy del sito in blu. Che sono state, in sostanza, una rimozione di massa, a causa dell’immagine da loro scelta per diffondere il proprio messaggio: la classica foglia di marijuana .
Un logo classificabile entro la categoria dei prodotti intimamente legati al tabagismo, vietati dai termini d’uso di Facebook. Almeno questo è stato il nocciolo della risposta fornita dal sito in blu, che non sembra tuttavia aver convinto gli osservatori. Le policy di Facebook vietano infatti la pubblicità di tabacchi , non generiche attività legate al fumo.
Ma le forbici di Facebook non sembrano essersi limitate alle sponsorizzazioni di certe organizzazioni come Just Say Now . Come appreso via mail dalla redazione di Punto Informatico , pare che alcuni account personali siano all’improvviso stati disattivati, probabilmente a causa di alcune pubblicazioni in bacheca sulla cultura della canapa.
Si tratta ovviamente di supposizioni, alimentate dal fatto che i responsabili di Facebook non hanno fornito spiegazioni sull’avvenuta disattivazione, sottolineando come si tratti di una decisione insindacabile . “Non lo riattiveremo per nessun motivo”, è stata la risposta ottenuta dagli utenti coinvolti. Una fermezza ormai nota a coloro che si sono visti disattivare, per un motivo o per un altro, l’account.
Mauro Vecchio