Londra – Essere schedati in un database detenuto dalla magistratura non per quanto si è commesso ma per il fatto di rientrare in categorie ritenute “a rischio”. Questa la constatazione di David McIntosh, vicepresidente della Law Society, a proposito dell’ultima iniziativa anticrimine del governo britannico che ancora una volta intende sfruttare l’informatica per aumentare le capacità di prevenzione e repressione del crimine, costi quel che costi.
Va detto che, al momento, il progetto pilota dell’Offender Assessment System (OASys) voluto dall’Home Office prevede la schedatura dettagliata soltanto di chi ha subito almeno una condanna. Ciascun individuo sarà inserito nel database che conterrà informazioni come: indirizzo di residenza, fedina penale, livello di formazione, lavoro, stile di vita, stabilità emozionale, uso di alcol o droghe, attitudine al crimine (!), comportamento sociale e relazioni sociali fuori dalla norma.
Secondo i proponenti, il sistema consentirà alla magistratura giudicante di valutare meglio, in caso di processo, l’individuo che viene sottoposto a giudizio. Le statistiche che verranno desunte dai dati inseriti nel sistemone, dicono all’Home Office, consentiranno anche nuovi criteri di valutazione al giudice. Se tutto “andrà per il meglio”, il database ‘iosotutto’ verrà espanso a tutto il paese nel 2001.
Le associazioni che si battono per i diritti civili hanno già espresso la propria opposizione, facendo notare numerose “storture” del sistema, come quella che considererà a rischio delinquenza un individuo per il solo fatto di vivere in una zona dove più numerosi sono gli episodi criminosi. C’è chi ritiene, comunque, che sarà la Convenzione europea sui diritti umani a fermare il sistemone non appena si concluderà il progetto pilota.