Non appena sarà disponibile un vaccino per il coronavirus approvato ed efficace, accessibile su larga scala, i dipendenti di Netflix torneranno a lavorare dalle loro postazioni in ufficio. È la volontà espressa da Reed Hastings, co-fondatore e CEO del gruppo, che si è pronunciato in merito allo smart working con termini non esattamente positivi. Una visione decisamente in controtendenza per il periodo in cui ci troviamo.
Lo smart working non fa per Netflix
Ne ha parlato in un’intervista concessa al Wall Street Journal, spaziando tra cultura aziendale, iniziative messe in cantiere per il futuro della piattaforma e appunto il tema smart working. Alla domanda “Ci sono stati benefici legati al rimanere a casa dei collaboratori?”, Hastings non ci ha pensato due volte smontando l’entusiasmo di chi vede nel lavoro da remoto la strada da percorrere per una nuova idea di successo.
No, non vedo alcun aspetto positivo. Non essere in grado di incontrarsi di persona, in particolare a livello internazionale, è super negativo.
Nessuna data è ancora stata cerchiata in rosso sul calendario per il rientro in ufficio, ma verrà fatto non appena la crisi sanitaria lo consentirà.
Eppure, a voler ben vedere, il periodo che ci siamo lasciati alle spalle martoriato da COVID-19 non è stato affatto negativo per Netflix, almeno dal punto di vista dei profitti e del pubblico raggiunto: il servizio oggi domina più che mai il mercato dello streaming premium con 193 milioni di abbonati a livello globale raggiunti a fine giugno. Dall’ultima trimestrale emergono entrate e profitti letteralmente schizzati alle stelle: rispettivamente 6,15 miliardi di dollari (+24,9%) e 1,36 miliardi (+22,1%). Per la seconda metà dell’anno è comunque prevista una fisiologica flessione.
L’intervista a Reed Hastings sulle pagine del Wall Street Journal è stata pubblicata in occasione dell’uscita del suo libro “L’unica regola è che non ci sono regole: Netflix e la cultura della reinvenzione” scritto a quattro mani con Erin Meyer.