Parli di BitTorrent nelle università e subito viene alla mente il download di brani in formato MP3, immagini ISO di videogame con crack incorporato e il rip in alta definizione dell’ultima novità uscita su Blu-ray Disc. Ma la condivisione su torrent significa anche contenuti testuali , libri, manuali, testi di studio e quant’altro possa essere digitalizzato con un (bel) po’ di pazienza e uno scanner veloce a propria disposizione.
Una realtà finora di secondo piano nell’ambito della condivisione via P2P di contenuti e opere d’ingegno negli States come altrove, ma che emerge grazie all’operato di portali come Textbook Torrents , che fa appunto dello sharing di cultura e manualistica il suo interesse privilegiato, invitando tutti ad acquistare un testo non presente in archivio e a metterlo online .
Uno sforzo non indifferente, che infatti tende a non rappresentare una minaccia particolarmente sentita da parte dei detentori del copyright sui testi disponibili per il download: nel peggiore dei casi, come successo appunto a Textbook Torrents nel caso dei libri dell’editore accademico Pearson Education , il sito riceve una richiesta di “takedown” dei contenuti la cui accettazione fa contento il publisher e mette al riparo da attacchi legali in tribunale.
Ma la cultura dello sharing negli States non viaggia solo su torrent, come dimostra l’altrettanto importante esempio di Scribd : un’ampia scelta di testi di ogni genere e provenienza, milioni di opere visualizzate al mese e una capacità di storage definita “illimitata” in homepage con tanto di supporto ai formati di documenti più diffusi come Word, Excel e PDF ne fanno una fonte ideale di cultura condivisa difficile da controllare in ogni sua maglia.
La policy di Scribd descrive un comportamento molto più duro di quello di Textbook Torrents nei confronti dell’infrazione di copyright, con la promessa di cancellare i testi potenzialmente riprodotti “illegalmente”, senza nemmeno la necessità di una richiesta specifica da parte degli aventi diritto e il ban permanente di quegli utenti recidivi nella pratica di condivisione non autorizzata.
Non che, a conti fatti, una policy del genere serva a qualcosa: come dimostra una veloce ricerca delle opere fumettare targate Marvel tanto care alla cultura americana, quei contenuti che non dovrebbero esserci in effetti ci sono e proliferano in varie forme e dimensioni.
La disponibilità crescente di contenuti testuali o comunque tipici della carta stampata in forme digitali potrebbe infine aumentare la sensibilità dei detentori del copyright nei confronti del problema . E a quel punto, oltre che di accesso garantito alla cultura si aprirebbe la via a un nuovo fronte dello scontro infinito tra industria e utenti.
Alfonso Maruccia