Abbandonare il DRM costa caro agli utenti

Abbandonare il DRM costa caro agli utenti

Wal-Mart si libera del DRM. Una buona notizia per i suo clienti, ma solo per quelli che ancora non hanno speso per dotarsi di file ad uso ristretto
Wal-Mart si libera del DRM. Una buona notizia per i suo clienti, ma solo per quelli che ancora non hanno speso per dotarsi di file ad uso ristretto

Ci era già cascata Microsoft , poi Yahoo! , ma la lezione non è evidentemente bastata e anche il gigante della distribuzione USA Wal-Mart finisce dritto nella trappola a tempo delle DRM , la bomba che inesorabilmente esplode nelle mani dei consumatori che osino acquistare brani protetti sugli store per poi vedersi riferire, tempo dopo che gli store stessi considerano il DRM spazzatura. E insieme al DRM anche i brani acquistati.

Wal-Mart ha abbandonato già dallo scorso febbraio la via del DRM, adottando la distribuzione di tracce in formato MP3 libere da qualsivoglia restrizione. Ma per sei mesi, partendo da agosto 2007, la corporation ha fatto affidamento su contenuti protetti in formato WMA , contenuti che ora, recita una mail spedita in giro ai consumatori, “non potranno più essere assistiti” per quel che concerne i problemi con il DRM integrato, a partire dal prossimo 9 ottobre.

Anche i server di attestazione delle licenze di Wal-Mart, così come quelli di Microsoft e Yahoo!, verranno messi off-line scaricando, com’è costume delle corporation, il problema sulle spalle degli utenti. E come Yahoo!, anche Wal-Mart tenta di risolvere la questione consigliando ai suoi (ex?)clienti di trasferire i brani su supporti CD-Audio qualora volessero avere un backup dei contenuti acquistati.

Il columnist Cory Doctorow, che sulla intrinseca demenza inutilità delle DRM ha scritto e scrive parole di fuoco, la butta naturalmente sul ridere ma non troppo: “Ehi perdenti! – scrive Doctorow su Boing Boing – Avete comprato musica da Wal-Mart invece di scaricare MP3 gratuiti dalle reti di P2P? Bene, ora vi stanno ripagando onestamente portando via la vostra musica”.

La provocazione è palese, ma Doctorow evidenza anche come sia assurdo, nel caso di Wal-Mart così come in quello di Microsoft e Yahoo!, che giganti dell’IT non abbiano abbastanza risorse per spendere qualche spicciolo per mantenere online uno scalcinato server necessario all’autenticazione e alla verifica delle restrizioni nei brani lucchettati.

L’industria musicale continua a cadere nei soliti errori, e sebbene le protezioni alla copia dimostrino ogni giorno che passa di essere un problema per i consumatori “onesti” e un non-problema per i “pirati” del file sharing apparentemente continuano a rappresentare un interesse di primo piano per le major e i reseller.

Tanto che la multinazionale dell’entertainment Electronic Arts preferisce essere maltrattata dai propri clienti piuttosto che abdicare in maniera definitiva all’uso delle odiate e inutili protezioni, e Apple sta pensando di iniettare spyware al sapore di DRM anche nella scarpe da ginnastica . Siamo dalla parte dei consumatori, come dice Jobs, ma non troppo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 set 2008
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