Anche Access Now, gruppo formato da organizzazioni che difendono la privacy e i diritti umani, ha chiesto il ban del riconoscimento facciale e in generale dei sistemi di sorveglianza biometrici. Una simile richiesta era arrivata a fine aprile dal Garante europeo della protezione dei dati (GEPD), in seguito alla pubblicazione della proposta di regolamentazione dell’intelligenza artificiale da parte della Commissione europea.
Access Now: vietare la sorveglianza biometrica
La regolamentazione prevede un approccio basato su quattro livelli di rischio: inaccettabile, alto, limitato e minimo. La Commissione europea aveva evidenziato che “tutti i sistemi di identificazione biometrica remota sono considerati ad alto rischio e soggetti a requisiti rigorosi“. Il loro utilizzo in aree pubbliche è sempre vietato, ma ci sono alcune eccezioni definite e regolamentate.
Dopo aver ricevuto l’autorizzazione di un organo giudiziario o di un altro organo indipendente e tenendo conto di alcune limitazioni in termini di tempo, portata geografica e banche dati ricercate, gli stati europei possono utilizzare il riconoscimento facciale e altri sistemi di identificazione remota per cercare un minore scomparso, prevenire minacce terroristiche o localizzare l’autore di un reato grave.
Access Now e altri 175 firmatari di una lettera aperta credono che questi termini siano troppo vaghi e che quindi possano aprire le porte ad una sorveglianza di massa. Tra l’altro ci sono diversi paesi extra UE che sfruttano il riconoscimento facciale per violare i diritti umani.
Per questo motivo, Access Now chiede di proibire l’uso dei sistemi di identificazione biometrica nei luoghi pubblici e il blocco degli investimenti pubblici nella tecnologia.