Roma – Spettabile Punto Informatico, la lettera da Voi pubblicata ( Il mio sito non sarà accessibile ) solleva, per l’ennesima volta, il problema della presunta contrapposizione fra accessibilità e creatività nello sviluppo di interfacce web.
Vorremmo qui ribadire che tutto cio’ non è vero. Le WCAG chiedono di rispettare delle “indicazioni” o standard e forniscono gli strumenti per farlo. Tutto qui.
Inoltre non ci risulta che delle Software House abbiano mai pubblicamente rifiutato tali indicazioni, quindi ogni programma si deve “adattare” ai protocolli con cui devono interagire in base alle varie specifiche rilasciate.
Ma veniamo al concreto, in cosa le WCAG limiterebbero la creatività nello sviluppo di interfacce web.
Nulla viene detto circa la mission critical del sito, quindi uno sviluppatore che volesse creare un sito il cui scopo fosse quello di mostrare cosa si puo’ fare con una data tecnologia, sarebbe libero di farlo. O ancora, se per effettuare una ricerca sull’interazione uomo macchina, servisse un sito in grado di modificare in modo casuale la risposta dell’interfaccia alle azioni dell’utente, le linee guida per l’accessibilità non direbbero nulla.
Le WCAG si occupano “solo” di come i contenuti di un sito “normale” vengono presentati all’utente, ma anche in questo caso lo fanno con la massima libertà:
a) garantendo la possibilità di utilizzare uno standard diverso da quello attualmente in uso, riferendosi pero’ alle specifiche rilasciate a suo tempo (html 2.0, html 3.2, css 1, etc).
b) consigliando di implementare soluzioni “provvisorie” (Linea guida 10) così che sia possibile utilizzare diversi standard nello sviluppo di un’interfaccia (html 4.01 transitional).
c) fornendo diversi livelli di “valutazione” dell’accessibilità di un sito, verificando la correttezza della sintassi html e css e valutando il livello di accessibilità “A”, “Doppia-A”, o “Tripla-A”.
Tant’è vero che un utente “normale”, che naviga un sito reso conforme al livello “A” o “Doppia-A”, potrebbe non accorgersi dei cambiamenti apportati.
È solo il livello “Triple-A” che pone dei “limiti”, abbastanza difficili da superare, per alcune tipologie di interfaccia, ma nessuna legge prevede che i siti di pubblico interesse debbano essere certificati “Triple-A”.
Oltre a questo va detto che il lavoro da effettuare al fine di garantire il livello “A”, quello a cui probabilmente si riferisce la proposta di legge, si basa in gran parte sugli equivalenti testuali (longdesc, alt e D-link) e sul controllo di degradazione della pagina in assenza di compatibilità con css, script, etc. Ma tutto cio’ è già parte degli standard html e css.
Vorremmo chiudere ribadendo che un sito accessibile è solo un sito che cerca di non discriminare gli utenti, favorisce il risparmio di banda, agevola il lavoro dei motori di ricerca, ma soprattutto, rispetta l’etica alla base di Internet, così come l’immagino’ Tim Berners-Lee.
Buone creazioni a tutt@ .
Xs2WebCrew