Accessibilità, nuovo ordine professionale?

Accessibilità, nuovo ordine professionale?

Questa la domanda che si pone un lettore attorno a quanto sta accadendo con la Legge Stanca. Si sta forse dando surretiziamente vita ad una nuova categoria protetta?
Questa la domanda che si pone un lettore attorno a quanto sta accadendo con la Legge Stanca. Si sta forse dando surretiziamente vita ad una nuova categoria protetta?


Roma – Caro Direttore,
che il destino di Internet sia quello di divenire sempre più regolamentato è un destino che pare ineludibile. Se alcune regole sono auspicabili, e garantiscono la libertà invece di soffocarla (proibire concretamente lo spam garantirebbe la nostra libertà di usare la posta elettronica), altre sono frutto di mentalità chiuse, rivolte a un passato che sarebbe ora di superare.

Nel 2001 l’allora Ministro Bassanini, dietro sollecitazioni di utenti disabili, ebbe il merito di sollevare anche in Italia il tema dell’accessibilità dei siti Internet pubblici (già affrontato in altri paesi più civili da anni). Da allora a oggi diversi passi avanti sono stati compiuti, e si è arrivati nel gennaio 2004 a varare una legge (L. 9/1/2004 n° 4, nota anche come “Legge Stanca sull’accessibilità”) che stabilisce alcuni importanti punti fermi.

Tale legge prevede un regolamento, in via di definizione proprio in questi giorni, che illustra come “favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”.

Nonostante il tema sia di grande interesse perché modificherà l’aspetto e il funzionamento di siti Internet usati da milioni di cittadini, il dibattito intorno a questo regolamento è curiosamente coperto da un velo di discrezione. Che cosa ci potrà mai essere di scabroso in un documento tecnico?

E’ presto detto: la nascita di un ennesimo, oneroso, inutile, ordine professionale.

Mentre l’Unione Europea, nonostante il violentissimo contrasto di varie lobby, si avvia ad abolirli o quanto meno a ridimensionarli, in Italia sono più vegeti che mai, anzi riescono a imporre sempre nuovi balzelli e lacciuoli. Per spiegare ai più giovani cosa è un ordine professionale, è utile riportare alcune righe di Francesco Giavazzi pubblicate in prima pagina sul Corriere della Sera di oggi (3 agosto 2004):

“Se volete aprire un’azienda di spedizioni dovete prima iscrivervi all’Albo degli spedizionieri doganali (istituito nel 1960 e confermato con la legge 213 del 2000), cioè sostenere un esame e poi corrispondere ogni anno all’Ordine degli spedizionieri una tangente, pardon, una quota associativa”.

Troviamo traccia di questo pseudo-ordine nell’art. 3 dello “Schema del
Regolamento di attuazione della legge Stanca”
:

“1. Il Cnipa, con proprio provvedimento, istituisce presso di sé l’elenco dei valutatori, stabilendone le modalità tecniche per la tenuta, nonché garantisce la pubblicità dell’elenco medesimo e delle citate modalità sul proprio sito internet”.

Insomma, come al solito e molto “all’italiana” invece di stabilire regole nette e rigorose a garanzia di siti Internet pubblici usabili e accessibili, e di istituire un Garante cui i cittadini possono inoltrare segnalazioni e denunce (“non ci sono soldi per farlo” è la risposta), si mette su un “elenco” di cosiddetti professionisti.

E’ importante a questo punto intenderci bene: se l’elenco rimane un registro facoltativo di addetti ai lavori, che offrono un servizio ancora una volta assolutamente facoltativo e non discriminante, passi. E’ un elenco sostanzialmente inutile, ma anche innocuo.
Se invece il progetto di certi signori si compie, e – tanto per fare un esempio – un appalto pubblico diventa accessibile preferenzialmene oppure solo a coloro che provvedono a versare la “tangente, pardon, la quota associativa”, allora siamo ancora una volta di fronte a un antistorico tentativo di chiudere il mercato, di tenere fuori la fastidiosa concorrenza. E allora non ci siamo più.

Anche se l’estate è da sempre la stagione dei colpi di mano (i cittadini pensano ad altro), questa volta sarebbe il caso di giocare a carte scoperte: caro Legislatore, dicci chiaramente, e magari mettilo per iscritto nel regolamento, se questo “elenco” può diventare, o no, un modo per chiudere il mercato del Web.

Cordiali saluti.

Marco Calvo

Gentile Marco
sono sicuro che il Ministero, da noi avvisato di questo tuo intervento, vorrà cogliere l’occasione su queste pagine per chiarire una questione di così grande importanza per i cittadini e per gli operatori Internet.
Molte sono le corporazioni italiane che tramite i propri Ordini e le leggi che li sostengono non offrono ai cittadini le garanzie che dichiarano ma invece ostacolano l’accesso a professioni e attività imprenditoriali per poterne controllare i flussi economici.
Sono certo che non sia questo il caso ed è quindi quantomai opportuno un chiarimento pubblico che tolga di mezzo ogni dubbio.
Un saluto, a presto,
Paolo De Andreis

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Pubblicato il
4 ago 2004
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