La transizione in corso nell’ambito della mobilità toglierà progressivamente dalle nostre strade i veicoli alimentati esclusivamente dai carburanti tradizionali, sostituendoli man mano con sempre più auto elettriche e ibride. Questo, inevitabilmente, si tradurrà in consumi inferiori per benzina e diesel e, per le casse pubbliche, in una diminuzione delle entrate dovute alle accise. In che modo il governo ha intenzione di compensarle? Semplice, introducendo altre accise, questa volta sulle vetture di nuova generazione.
Nuove accise, questa volta sulle auto elettriche
A renderlo noto è stato Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, in un intervento all’Automotive Dealer Day di Verona che non mancherà di far discutere. Queste le sue parole, riprese dal Corriere.
Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha già iniziato a lavorare su questo punto. Bisogna considerare l’aggiornamento della normativa europea sulla tassazione dei prodotti energetici. Pensate all’effetto che avrà l’elettrificazione sullo spostamento delle accise del carburante alle nuove forme di alimentazione.
L’effetto di questo spostamento, com’è definito, potrebbe andare ben oltre l’iniezione di liquidità nelle casse pubbliche, da sempre alle prese con la proverbiale coperta corta. Se da un lato lo Stato incentiva il passaggio a vetture meno inquinanti, anche concedendo periodicamente sostegni economici agli acquirenti, e poi dall’altro fa leva proprio su questa nuova tipologia di vetture per recuperare le perdite legate alla transizione green, sta quantomeno veicolando un messaggio confuso e contraddittorio.
Coerenza con le finalità da raggiungere e con una visione di lungo termine a parte, rimangono tutte da definire le modalità attraverso le quali attuare un’iniziativa di questo tipo. Imponendo una nuova tassa per la ricarica alle colonnine? Oppure, in alternativa, eliminando benefit ed esenzioni di cui oggi godono le auto elettriche e ibride, ad esempio per il pagamento del bollo?
Quanto valgono le accise per lo Stato?
A quanto ammontano le entrate annuali per le casse pubbliche legate alla vendita dei carburanti? 31,9 miliardi di euro (con riferimento al 2022, fonte Quantegia). L’intero comparto automotive frutta, sul fronte fiscale, in totale 71 miliardi di euro. A questi si aggiungono 55 miliardi di euro inerenti alle spese di utilizzo dei veicoli e 12,3 miliardi dall’IVA su operazioni di manutenzione oltre che su ricambi e pneumatici.
Quando si fa rifornimento, per ogni euro speso alla pompa, oltre la metà è destinato allo Stato, tra IVA e accise.
Una promessa (quasi) mai mantenuta
Si tratta di una questione delicata per il governo, i cui esponenti hanno più volte promesso in passato (perlopiù dai banchi dell’opposizione) di volersi impegnare per un cambiamento di cui avrebbero beneficiato i portafogli dei cittadini.
L’ultima riduzione risale all’aprile 2022, con Mario Draghi a Palazzo Chigi, per far fronte all’impennata dei prezzi del periodo. A inizio 2023, l’esecutivo a guida Giorgia Meloni ha deciso di non prorogare ulteriormente la misura, reintroducendo di fatto le imposte in vigore prima del taglio straordinario.