In Italia hanno vinto il ricorso a causa di “errori burocratici”. Negli Stati Uniti dovranno invece affrontare un processo. Un giudice ha infatti accolto la richiesta di class action contro Apple e Amazon, accusate di cospirazione per aver incrementato artificialmente i prezzi di iPhone e iPad venduti sulla piattaforma di e-commerce.
La class action può continuare
Le due aziende hanno sottoscritto un accordo nel 2018, valido dal 1 gennaio 2019, in base al quale Amazon consentiva solo ai rivenditori autorizzati da Apple di vendere iPhone e iPad sul marketplace. In cambio, Apple forniva ad Amazon i suoi prodotti con uno sconto fino al 10%.
Fino al 2018, sul marketplace di Amazon c’era oltre 600 venditori di terze parti. In seguito all’accordo, il numero è stato ridotto a sette. Ciò ha comportato una minore scelta e costi maggiori per i consumatori (hanno dovuto spendere fino al 10% in più per l’acquisto dei prodotti Apple).
Nel mese di novembre 2022 era stata depositata una richiesta di class action. L’azienda di Cupertino ha giustificato l’accordo con la necessità di ridurre il numero di dispositivi contraffatti, evidenziando che si tratta una pratica comune e legale.
Entrambe le aziende avevano chiesto di respingere la richiesta di class action, ma il giudice ha considerato valide le prove a sostegno dell’accusa. Apple e Amazon dovranno quindi comparire in tribunale. Possono partecipare alla class action tutti i cittadini statunitensi che hanno acquistato un iPhone o un iPad dal 1 gennaio 2019. Solitamente queste cause si concludono con un accordo extragiudiziale (monetario).
Un simile accordo era stato contestato in Italia da Digitech nel 2019. L’autorità antitrust aveva avviato l’istruttoria il 22 luglio 2020. Al termine era stata inflitta alle due aziende una sanzione complessiva di circa 173 milioni di euro. In seguito al ricorso, il TAR del Lazio ha annullato le multe per il mancato rispetto dei termini di avvio del procedimento e la violazione del diritto alla difesa.