E alla fine giunse la stretta di mano. Come previsto dalle indiscrezioni circolate nelle scorse settimane, Facebook e la Federal Trade Commission statunitense hanno raggiunto un accordo che da un lato pone fine alla vicenda esplosa insieme al caso Cambridge Analytica (e che vedrà il social network versare 5 miliardi di dollari nelle casse dell’autorità USA per aver disatteso gli impegni presi nel 2011), dall’altro impone alla piattaforma di adottare nuove modalità per il trattamento dei dati personali.
Dopo mesi di negoziazioni, abbiamo raggiunto un accordo con la Federal Trade Commission che stabilisce un nuovo framework in merito alla protezione della privacy degli utenti e alle informazioni che questi ci forniscono.
L’accordo tra Facebook e FTC sulla privacy
Il focus è dunque sulla privacy. Ciò che cambierà è ben riassunto dall’infografica allegata di seguito: misure di protezione integrate nei prodotti forniti ad ogni livello, report trimestrali per certificare la conformità a quanto previsto, valutazioni condotte da organismi esterni, documentazione relativa ai rischi individuati, responsabilità ben attribuite all’interno dell’organigramma e costituzione di un apposito comitato.
L’accordo richiederà un cambio fondamentale nel modo in cui approcciamo il nostro lavoro e prevederà responsabilità aggiuntive per le persone che realizzano i nostri prodotti, ad ogni livello dell’azienda. Segnerà una svolta netta sulla privacy, su una scala differente rispetto a qualsiasi altra cosa abbiamo fatto in passato.
Non sarà una strada in discesa. Il social network non nasconde che il processo di revisione delle sue modalità operative porterà quasi certamente alla luce alcuni problemi.
Come parte di questo impegno, affronteremo una revisione dei nostri sistemi. Ci aspettiamo che il processo faccia emergere problemi, il che è tra gli obiettivi. Quando accadrà, ci metteremo subito al lavoro per risolverli.
Trasparenza e responsabilità
Insomma, Facebook si impegna a dispiegare ogni forza possibile per evitare ulteriori leak o abusi delle informazioni condivise dagli utenti del social network, che da un anno a questa parte sta vivendo il periodo più tribolato della sua storia.
Trasparenza e responsabilità sono le parole chiave per il futuro della piattaforma, che si trova ora a dover lavorare per recuperare quel rapporto di fiducia con la sua community almeno in parte andato incrinandosi di recente. E in quest’ottica, Mark Zuckerberg sarà coinvolto in prima persona, come sottolineato dall’intervento del CEO che fa riferimento all’accordo siglato.
https://www.facebook.com/zuck/posts/10108276550917411
Sia la FTC sia il Dipartimento di Giustizia statunitense sottoporranno l’attività di Facebook a controlli periodici, per verificare che tutto proceda come stabilito dai termini ufficializzati oggi. Anche Sheryl Sandberg dice la sua: il post della COO parla in modo esplicito di “un nuovo capitolo” nella storia del gruppo.
https://www.facebook.com/sheryl/posts/10161955260755177
Lo stop a Microsoft e Sony
Una dozzina le aziende e i partner ai quali sarà definitivamente impedito da qui in avanti l’accesso ai dati con le modalità adottate fino ad oggi, come comunicato. Tra questi anche Microsoft e Sony, realtà profondamente legate all’ambito gaming nonché produttori dei marchi Xbox e PlayStation, che hanno avuto disponibilità delle informazioni relative agli utenti per finalità come la connessione al social network attraverso le console PS3 e PS Vita. Tra gli altri anche Yahoo (Verizon), Spotify, Netflix e Blackberry.
Una promessa da non disattendere
Nel comunicato che rende nota la stretta di mano trova posto un doveroso messaggio rivolto a quegli oltre 2,5 miliardi di persone di tutto il mondo che fino ad oggi hanno scelto di essere presenti sul social più vasto ed esteso del mondo online. Una promessa che questa volta dovrà per forza di cose essere mantenuta: non è più esclusivamente una questione di normative o di tecnicismi, si tratta dell’ultima prova d’esame concessa a Facebook dai suoi utenti, coloro senza i quali la piattaforma non sarebbe altro che un’infrastruttura vuota.
Sappiamo che parole e scuse non sono sufficienti e che dobbiamo mostrare azioni concrete. Risolvendo sia l’indagine SEC sia quella FTC speriamo di poter chiudere questo capitolo concentrando così la nostra attenzione e le nostre risorse al futuro.