A partire dal prossimo anno gli automaker saranno chiamati a garantire che le vetture commercializzate in Europa non superino un valore medio di emissioni CO2 pari a 95 grammi per ogni chilometro percorso. Un paletto ritenuto troppo stringente per la flotta di Fiat Chrysler Automobiles, con il gruppo italo-americano che al fine di non incorrere in sanzioni ha deciso di sottoscrivere un accordo con Tesla.
FCA-Tesla: accordo per le emissioni
Si tratta della prima stretta di mano di questo tipo nel mondo delle quattro ruote. Sebbene i dettagli della partnership non siano stati ufficializzati dalle due aziende, alcune informazioni sono trapelate attraverso la stampa d’oltreoceano. Si parla di centinaia di milioni di dollari versati nelle casse del gruppo di Elon Musk. In cambio, quest’ultimo concede a FCA la possibilità di sfruttare quelli che possiamo definire “crediti verdi”, maturati attraverso la commercializzazione delle proprie auto elettriche.
In altre parole, affiancando le zero emissioni dei veicoli Tesla ai valori CO2 delle vetture Fiat Chrysler Automobiles (ben al di sopra dei 95 g/Kg), la media consentirebbe a quest’ultima di mantenersi al di sotto della soglia definita dell’Unione Europea. Secondo uno studio condotto da PA Consulting, FCA arriverebbe altrimenti a superare di 6,7 g/kg il limite imposto, incorrendo in una sanzione fino a due miliardi di dollari stando alla valutazione degli analisti di Jefferies.
Tutto consentito dalle normative vigenti, che permettono la formazione dei cosiddetti Open Pool. Per le due realtà coinvolte si tratta della più classiche delle situazioni win-win: da una parte Tesla ha la possibilità di monetizzare il proprio impegno in ricerca e sviluppo sulle vetture a zero emissioni (così facendo ha incassato 219,7 milioni nel 2017 e 103,4 milioni nel 2018), dall’altra FCA fa fronte a una spesa di gran lunga inferiore rispetto a quanto le sarebbe costata un’eventuale multa, assicurandosi più tempo per pianificare una strategia di progressivo abbandono dei modelli inquinanti, senza compromettere la vendita di auto delle famiglie Fiat, Alfa Romeo, Jeep, Maserati e così via. Le trattative, avviate alla fine di febbraio, si sarebbero concluse con successo il 25 marzo.
Altri automaker hanno scelto di percorrere una strada simile. Le performance di Volkswagen, ad esempio, vengono valutate sulla base della media delle emissioni conteggiando sia marchi come VW, Seat e Skoda sia Porsche e Audi. Si tratta in ogni caso di brand tutti appartenenti al gruppo tedesco, mentre come scritto in apertura la stretta di mano tra Fiat Chrysler Automobiles e Tesla è del tutto inedita poiché unisce due aziende separate e indipendenti. Anche le giapponesi Toyota e Mazda potrebbero fare altrettanto, ma in questo caso la prima detiene il 5% del pacchetto azionario della seconda.