La American Civil Liberties Union (ACLU) chiama in causa la Federal Trade Commission (FTC) per porre fine alla pratica degli operatori telefonici statunitensi di non fornire prontamente gli aggiornamenti ai terminali Android dei loro clienti. Occorre che gli utenti siano adeguatamente informati dei rischi che corrono, dice ACLU.
Stando a quanto sostiene ACLU, gli smartphone Android che non ricevono aggiornamenti regolari restando al passo con lo sviluppo dell’OS mobile risultano “difettati e irragionevolmente pericolosi”, e i carrier colpevoli di lassismo dell’upgrade andrebbero accusati di pratica ingannevole bella e buona.
L’incostanza negli aggiornamenti delle versioni modificate di Android e la conseguente frammentazione del mercato sono due dei problemi maggiormente in vista per quanto riguarda l’OS di Google, al punto che a oggi la versione più popolare di Android è la 2.3 risalente al 2011 (44 per cento del mercato). Ci sono persino aziende, come Apkudo , che si sono specializzate in soluzioni tecnologiche per garantire il funzionamento su diversi device con diverse versioni dell’OS ai produttori di app.
ACLU evidenzia come i carrier siano incentivati a costringere gli utenti alla sottoscrizione di contratti e a bloccare il terminale per evitare qualsiasi intervento esterno, e come nulla facciano per rendere gli utenti edotti sul rischio che corrono facendo girare una versione datata di Android.
Ma sul fronte sicurezza, avverte Symantec, il sistema di Mountain View si trova in una posizione particolare rispetto alla concorrenza diretta di Apple iOS: nel 2012 Android è risultato essere l’OS con meno vulnerabilità individuate (13 contro le 387 di iOS), ciononostante i cyber-criminali continuano a preferire Android per via della sua maggiore “openness”.
Alfonso Maruccia