L’accordo stipulato a giugno per l’acquisizione di LinkedIn da parte di Microsoft, per una cifra di 26,2 miliardi di dollari, è all’esame delle autorità europee . Redmond, secondo indiscrezioni confermate dalla UE, avrebbe proposto di farsi carico di certi impegni per fugare i dubbi dell’Antitrust del Vecchio Continente.
Già nel mese di settembre, durante un discorso, il commissario europeo Margrethe Vestager aveva espresso l’esigenza di intraprendere indagini più meticolose su fusioni ed acquisizioni che coinvolgono grandi volumi di dati sensibili: “Una società potrebbe acquisire una rivale solo per entrare in possesso dei suoi dati, anche se questa non è ancora riuscita a monetizzarli”, aveva commentato il Commissario.
Nel mese di ottobre le autorità europee hanno spedito alle aziende potenzialmente danneggiate dalla concorrenza di Microsoft e LinkedIn un questionario teso a comprendere se sia garantito loro l’accesso, da altre fonti, ad una mole di dati equivalente a quella a disposizione del nuovo soggetto. Nella notizia, diffusa dal Wall Street Journal , si citavano alcune fonti attendibili secondo le quali, al centro delle attenzioni della Commissione Europea, sull’accordo Microsoft-LinkedIn, sarebbe stata proprio la vasta quantità di dati a disposizione del nuovo soggetto e la concreta possibilità che una tale concentrazione, una vera e propria miniera di informazioni su aziende e professionisti, possa limitare la concorrenza. Non di minore importanza sarebbe l’aspetto che riguarda l’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale, garantite alla nuova entità dalla ricerca in materia portata avanti da Microsoft.
Sentite le aziende concorrenti, la Commissione si pronuncerà il 6 dicembre sull’accordo.
La società di Redmond, nel frattempo, avrebbe offerto alla Commissione Europea delle concessioni, con l’obiettivo di convincere i commissari che il possesso di dati relativi a circa 433 milioni di utenti non danneggi la concorrenza.
Sull’accordo Microsoft-LinkedIn si è mostrato fortemente critico nei giorni scorsi anche Marc Benioff, CEO di SalesForce, il quale aveva accusato l’ente regolatore statunitense, la Federal Trade Commission, di non avere prestato la giusta attenzione sull’operazione. Secondo Benioff, l’acquisizione di Microsoft riguarda i dati e non il social network. Per il CEO di SalesForce, “Microsoft vuole mantenere il proprio monopolio, e non vuole l’innovazione in questo settore”, in riferimento all’acquisizione di Quip , app di word processing, da parte di SalesForce. Sempre secondo Benioff, la possibilità di Microsoft di integrare LinkedIn con la suite Office attenta alla diffusione di Quip . Per tale motivo, il CEO di SalesForce ha fatto pressione sulla Federal Trade Commission chiedendole di rivedere l’accordo tra LinkedIn e Microsoft per l’esistenza di potenziali violazioni antitrust. Il regolatore statunitense ha tuttavia deciso di non indagare. In precedenza, Benioff aveva presentato una propria offerta di acquisizione per LinkedIn, senza però riuscire a raggiungere un accordo.
Secondo Deborah Feinstein, direttrice del Bureau of Competition della FTC, l’ente regolatore non ha mai messo in discussione una fusione sulla base di pratiche anticoncorrenziali oltre che del possesso dei dati degli utenti. Se si avviassero indagini sulle fusioni, per verificare che la condivisione dei dati non sia anticoncorrenziale, si finirebbe per bloccare numerose future offerte. Nel precedente caso, che ha riguardato l’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook, nel 2014, le preoccupazioni della FTC si concentrarono sulla privacy degli utenti, dato che le policy del servizio di instant messaging erano più stringenti di quelle di Facebook, ma non riguardavano l’antitrust.
Concretamente, le speranze di SalesForce di poter competere con Microsoft, nel settore del software per la produttività in ambito aziendale, sono legate alle decisioni che la Commissione Europea renderà note il 6 dicembre.
Thomas Zaffino