Roma – Dopo il pagamento a babbo morto e sulla parola, ecco quello a “riconoscimento vocale”. Si chiama Voice Pay e, pur basandosi su una sorta di promessa telefonica, rappresenta a tutti gli effetti l’avanguardia del mobile payment . Questo grazie all’utilizzo di tecnologie biometriche di analisi della voce e soluzioni avanzate di autenticazione.
Nick Ogden, già fondatore del progetto World Pay , è la mente ispiratrice dell’iniziativa che a suo dire “faciliterà gli acquisti online e mobili, riducendo anche i rischi di frode”. Come riporta l’approfondito special pubblicato da Technology Review , Voice Pay sembrerebbe nascondere potenzialità notevolissime. “L’autenticazione vocale è la strada da percorrere, perché il mondo è sempre più in movimento da quando l’hardware è diventato privo di tastiere”, ha sottolineato Odgen, convinto evidentemente che il concetto di tastiera sia già oggi superato.
Ma il successo di un servizio di questo genere è legato a doppio filo con la sua usabilità e accessibilità. Voice Pay, non a caso, sembra averci lavorato su. La creazione del proprio account avviene tramite una chiamata via cellulare, fornendo user name , password e dati della propria carta di credito. Dopodiché il sistema procede con la registrazione di vari campioni della voce dell’utente. Nello specifico, si tratta di ripetere una serie di codici generati in modalità random . “Bastano cinque minuti e poi si è pronti per l’acquisto”, ha aggiunto Odgen.
Una volta completata la procedura di registrazione, il sistema centrale di Voice Pay dispone dei dati identificativi dell’utente e di un’impronta vocale correlata. A questo punto è sufficiente accedere ai siti e-commerce aderenti al network e individuare i prodotti di interesse. Cliccando poi sull’icona Voice Pay, su quei siti viene richiesto il proprio user name e password. Una volta “loggati”, il sistema centrale effettua una chiamata al cellulare dell’utente per avviare la processo di riconoscimento della voce. In questo caso vengono generati due codici random da quattro cifre ciascuno. Se l’autenticazione va a buon fine un ulteriore “sì” permette di procedere con l’acquisto.
L’ulteriore peculiarità di questo servizio è che è possibile acquistare beni anche se questi sono pubblicizzati su riviste o quotidiani: è sufficiente la presenza del numero telefonico di Voice Pay e del codice identificativo del prodotto. Insomma, a grandi linee la stessa soluzione commerciale – esclusa l’autenticazione vocale ovviamente – utilizzata da ShopText .
La tecnologia biometrica che permette l’autenticazione della voce è stata sviluppata dalla Voice Vault , azienda irlandese specializzata nel settore. Il software specifico è capace di analizzare 117 parametri vocali per dar vita ad un profilo univoco – una sorta di impronta. “Il profilo è indipendente da cosa la persona dice o dai suoni di sottofondo”, ha spiegato Vance Harris, CTO di Voice Vault.
Sebbene numerosi istituti bancari si stiano orientando verso sistemi di autenticazione a doppio canale, come ad esempio Web e telefono, il riconoscimento vocale deve ancora dimostrare sul campo la sua efficienza. “Gli esperimenti con altri numerosi sistemi, negli ultimi 20 anni, hanno dimostrato che le impronte vocali non sono abbastanza sicure per questo tipo di operazioni. Sia che venga settata una soglia che permetta a tutti di accedere – frodatori compresi – sia che ne venga settata una più restrittiva”, ha dichiarato Ross Anderson, docente di security engineering della Cambridge University.
Dopo circa un mese di disponibilità del servizio, gli utenti iscritti hanno già raggiunto le 120 mila unità, segno del notevole appeal del servizio. Ora si attendono siti di e-commerce disponibili a implementarlo.
Dario d’Elia