Avrebbe violato alcuni dei principi basilari del Data Protection Act , la legge che dal 1998 tutela i dati personali di tutti gli utenti in terra britannica. I suoi archivi sarebbero stati protetti in maniera dozzinale, senza adeguate protezioni e con la collaborazione di un servizio di hosting a dir poco economico , buono al massimo per uno spazio online fatto in casa.
Andrew Crossley, l’ormai noto avvocato del famigerato studio legale ACS:Law , è stato dunque bacchettato dall’ Information Commissioner’s Office (ICO) britannico, accusato di aver permesso la liberazione in Rete dei dati personali relativi a circa 6mila netizen . Ovvero i destinatari di migliaia di minacciose lettere legali, principali protagoniste di una vera e propria campagna estorsiva.
L’avvocato britannico dovrà ora pagare una multa di mille sterline , sanzionato dall’ICO per aver violato la privacy degli utenti dopo l’imponente fuoriuscita di informazioni causata dal gruppo di cyberdissidenti Anonymous . Il commissario Christopher Graham ha sottolineato come si tratti di una punizione individuale, dato che le attività di ACS:Law erano già state interrotte in seguito allo scandalo.
La multa a carico della società sarebbe stata decisamente più consistente, per ammissione dello stesso Graham. ACS:Law avrebbe dovuto pagare qualcosa come 200mila sterline , praticamente il doppio della sanzione più alta mai imposta dall’ICO. Lo studio legale, come noto, si era reso protagonista di una vera e propria estorsione, con i vari utenti accusati di file sharing selvaggio e poi ricattati per evitare il tribunale.
La decisione di Graham ha tuttavia scatenato una girandola di polemiche : la chiusura delle attività di ACS:Law non costituirebbe un motivo valido per sanzionare il solo Crossley, che oltretutto possiede un’abitazione del valore di 750mila sterline . L’avvocato attenderà ora il giudizio del tribunale disciplinare dell’avvocatura, che potrebbe imporgli di risarcire le spese legali di migliaia di netizen. Si parla di 100mila sterline.
Mauro Vecchio