Sarà un giugno caldissimo per il Parlamento d’Europa, alle prese con la patata bollente anche nota come Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA). Gli attivisti dell’ European Digital Rights Group (EDRi) hanno ora pubblicato tutti i documenti relativi ai vari round di negoziazione a cui ha partecipato la Commissione Europea per l’introduzione a livello globale del famigerato trattato anti-contraffazione.
Dal meeting di Parigi (anno 2008) a quello di Guadalajara (2010), i responsabili di EDRi hanno visionato scrupolosamente tutti gli interventi delle autorità comunitarie sulle spinose problematiche sollevate da ACTA. Il risultato ? I vari commissari del Vecchio Continente avrebbero fallito nell’intento di tutelare gli interessi fondamentali dei netizen e delle varie imprese nei 27 stati membri .
In primis, la Commissione d’Europa avrebbe dato il suo assenso per una revisione silente – dunque non dato in pasto all’opinione pubblica – del trattato globale che vorrebbe estendere la tutela della proprietà industriale e intellettuale. Si tratterebbe, a parere degli osservatori, di un palese favore agli Stati Uniti, che a differenza dell’Europa avrebbe permesso a stakeholder selezionati di visionare i dettagli di ACTA .
Inoltre, i commissari d’Europa avrebbero completamente ignorato la questione legata ai cosiddetti three strikes , addirittura tenendo all’oscuro paesi come l’Italia e il Regno Unito per evitare polemiche sull’applicazione di misure penali rispetto alle violazioni online del diritto d’autore . Una volta divenuti trasparenti, i principi di tutela voluti da ACTA hanno infiammato il dibattito pubblico.
Nuove richieste sono ora pervenute ai membri del Parlamento Europeo da parte degli attivisti de La Quadrature du Net . I vertici del Partito Pirata britannico hanno chiamato a raccolta i cittadini per una protesta di piazza da tenersi a Londra il prossimo 9 giugno.
Nel frattempo si è ulteriormente allargata la lista di paesi contrari all’adozione del trattato anti-contraffazione. Ultimi in ordine cronologico, i governi di Romania e Paesi Bassi , entrambi preoccupati delle possibili conseguenze sui diritti fondamentali dei netizen . Le autorità olandesi hanno chiesto l’intervento della Corte di Giustizia Europea, dopo aver adottato la prima legge europea sulla cosiddetta neutralità della rete.
Mauro Vecchio