Alla fine dello scorso ottobre era stata scritta una breve analisi dell’ Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), il famigerato piano segreto per estendere la tutela del diritto d’autore a livello planetario. Il documento era finito successivamente online, rivelando quanto l’Unione Europea fosse preoccupata per alcune predisposizioni in materia di enforcement della proprietà intellettuale. Suggerimenti portati avanti in particolare dagli Stati Uniti, nel corso dei numerosi round di negoziazione del trattato.
Come riportato da numerose fonti , c’è stata ora una nuova fuga di dettagli, all’interno di un documento in formato PDF disponibile su Google Sites . Nonostante la sua autenticità sia ancora da appurare, molti vi hanno letto con una certa attendibilità quella che è l’attuale proposta degli Stati Uniti per la stesura definitiva del capitolo di ACTA in materia di Internet e misure a tutela del copyright .
Per la precisione, si tratta dell’ articolo 2.17 : sulle procedure a rafforzare la difesa della proprietà intellettuale in un ambiente come quello digitale. Per Michael Geist , professore di legge all’Università di Ottawa, gli elementi cruciali svelati dal documento trafugato sarebbero piuttosto preoccupanti.
A partire da un regime di tipo notice and takedown . Il capitolo di ACTA (se confermato nella sua autenticità) mirerebbe ad attribuire una responsabilità di natura civile ai provider fornitori di servizi della Rete, obbligandoli a non agire in qualità di meri ospiti e traghettatori di contenuti (illeciti o meno). Almeno una volta ricevuta dai detentori dei diritti la notifica relativa all’attività non autorizzata da parte dei loro utenti.
Tutto ciò, per Geist, andrebbe a modificare sostanzialmente un approccio legale come quello canadese, attualmente legato al regime notice and notice . I provider dovrebbero agire non più nel noto principio del mere conduit , bensì come degli editori , obbligati di fatto a selezionare i propri contenuti (e link a contenuti) in base al loro livello di legalità.
E questo – come sottolineato da Electronic Frontiers Australia (EFA) – renderebbe in futuro impossibili sentenze come quella che ha recentemente abbracciato l’ISP australiano iiNet , reputato da un tribunale federale non responsabile delle attività dei propri utenti. Ma un regime di tipo notice and takedown , ad esempio, farebbe probabilmente la felicità dell’ Associazione Italiana Editori (AIE), che già aveva esercitato pressioni sul Comitato antipirateria del Belpaese per l’implementazione di un sistema ritenuto veloce ed efficace .
Secondo elemento cruciale del documento trafugato, le previsioni relative alle misure da intraprendere per combattere l’aggiramento delle tecnologie anticopia. Qui, la proposta ha fatto riferimento all’articolo 11 del WIPO Copyright Treaty nonché all’articolo 18 del WIPO Performances and Phonograms Treaty . Le parti in causa dovrebbero in pratica prevedere l’applicazione di sanzioni di natura civile e penale in due casi particolari .
Il primo, l’aggiramento non autorizzato delle misure tecniche atte a proteggere un’opera dell’ingegno. Il secondo, la produzione, distribuzione e commercializzazione di tecnologie, prodotti e dispositivi atti a permettere l’aggiramento di tecnologie come quelle anti-copia. Come ha fatto notare Geist, l’articolo 11 del WIPO Copyright Treaty si limita attualmente a fornire adeguata protezione legale contro l’aggiramento delle tecnologie anticopia.
La proposta degli Stati Uniti andrebbe quindi letta insieme al recente documento sfuggito da Guadalajara, in Messico, dove si era tenuto il settimo round di negoziazioni per l’implementazione di ACTA entro l’anno. A questo punto si dovrà attendere il prossimo incontro segreto in Nuova Zelanda, ad aprile. O i prossimi documenti trafugati dalla Nuova Zelanda.
Mauro Vecchio