Via libera dal Parlamento Europeo al proseguo delle trattative sull’accordo commerciale anticontraffazione ( ACTA ) che, dopo mesi di segretezza pretesa dagli Stati Uniti, è arrivato sui banchi di Bruxelles.
A votare a favore (331 contro 299 con 11 astenuti) di una risoluzione che si complimenta con la Commissione per i negoziati finora condotti e non impone alcuna clausola specifica all’ACTA giunto in Parlamento sono stati i gruppi conservatori EPP (con gli italiani Pdl e UDC) e ECR . Bocciata, viceversa, (306 favorevoli, 322 contrari, 26 astenuti) la risoluzione comune contro ACTA dei gruppi di sinistra S&D , Alde , Verdi e GUE .
Questo dovrebbe rappresentare il preludio all’approvazione dell’accordo multilaterale da parte del Parlamento Europeo. Ma i numeri tra favorevoli e contrari si differenziano davvero per un’inezia, quindi al photo finish non sono esclusi ribaltoni nella votazione finale di gennaio.
Ora, in ogni caso, la Commissione Europea potrà procedere all’incontro che si svolgerà a Sydney dal 30 novembre al 3 dicembre (la fase finale di contrattazione per ACTA) con l’approvazione del Parlamento sui principi finora stabiliti, con l’unico appunto che riguarda genericamente la necessità che non vi sia “alcun impatto sulle libertà fondamentali” e che non modificherà la legislazione comunitaria in materia di diritti di proprietà intellettuale, “visto che il diritto dell’Unione Europea è già molto più avanzato rispetto alle norme internazionali in vigore”.
Inoltre, in quanto accordo multilaterale, gli obblighi imposti da ACTA potranno essere modulati e, per esempio, il Parlamento Europeo ha già sottolineato che “non potrà obbligare nessuna parte firmataria, e in particolare l’Unione Europea, a introdurre la procedura dei three strikes o sistemi analoghi.
I dubbi che hanno finora accompagnato (insieme alle segretezza nelle trattative) il dibattito su ACTA restano : dall’applicazione della dottrina dei tre colpi , che pur non essendo imposta sembra quanto meno essere permessa (e addirittura “suggerita”), alla previsione di misure anti-aggiramento delle protezioni ai contenuti, passando per la complessa questione dei brevetti sui farmaci (il cui stesso inserimento nell’accordo è dibattuto ), l’esclusione della “contraffazione delle indicazioni geografiche” (tema che, peraltro, sarebbe di marcato interesse per il vecchio continente) e le responsabilità degli Internet Service Provider .
Claudio Tamburrino