I cittadini della Rete sono disposti a pagare per schivare l’advertising più molesto, senza bisogno di imporre dei paywall o di stuzzicarli con offerte premium: il popolare adblocker AdBlock Plus, insieme alla startup Flattr, fondata da Peter Sunde e dedicata ai micropagamenti per le donazioni, confidano in questo principio e sono pronti a metterlo in opera con Flattr Plus .
Il servizio, che verrà prossimamente lanciato sotto forma di test, si configura come un add-on per il browser e consente all’utente di istituire un fondo per le proprie donazioni , che sulla base della cronologia di navigazione verranno smistate e assegnate agli editori e agli autori dei contenuti e dei siti che hanno aderito al progetto, proporzionalmente all’interazione dell’utente (e non semplicemente sulla base del tempo trascorso sui diversi siti). Flattr e AdBlock Plus, dal canto loro, tratterranno il 10 per cento sulle donazioni
Flattr non nega che la partnership è stata stipulata per accelerare la diffusione del servizio ma assicura che le due aziende condividono gli stessi principi, vale a dire “rendere il web un ambiente più pulito e rendere la cosa sostenibile economicamente per coloro che creano ciò che ci intrattiene”.
AdBlock Plus, fra le più popolari soluzioni per l’adblocking, ha rivelato di essere al lavoro da un paio d’anni al fianco della staurtup di Sunde. Dopo aver combattuto la propria battaglia sul fronte legale e sul fronte del posizionamento rispetto alla concorrenza, sgomitando con innumerevoli declinazioni, proposte di affiliazione con condivisione delle liste e schermaglie in tribunale , lo sviluppatore Eyeo si sta industriando per guadagnare credibilità presso un mercato dell’editoria sempre più inquieto . Se non bastano le accorate dichiarazioni di intenti e di trasparenza, ecco la promessa di reinventare del mercato dell’editoria online : l’obiettivo dichiarato è “raccogliere nel prossimo anno mezzo miliardo di dollari per gli editori”. Resta da verificare se i cittadini della Rete siano spontaneamente disposti a pagare per contenuti di cui hanno sempre fruito gratuitamente e, con l’ausilio degli adblocker, eliminando la pubblicità.
Quella del muro contro muro, dei blocker per adblocker , è una sfida che i fornitori di servizi e contenuti online hanno raccolto . Ma non è l’unico approccio: IAB ha nei mesi scorsi fatto ammissione di colpa a nome dell’industria dell’advertising online e si è ripromessa di agire per fare in modo che la pubblicità torni ad essere tollerabile dall’utente, più sicura, meno tracciante e meno invasiva. Opera, che ha di recente mosso i primi passi nell’ambito dell’adblocking e che ha nelle scorse ore rilasciato la prima versione stabile di Opera e Opera Mini per Android con adblocker incorporato, ha annunciato di voler contribuire al dibattito, lavorando accanto a IAB per assolvere ai bisogni dell’utente senza inimicarsi l’industria.
Gaia Bottà