Eyeo, l’azienda tedesca che sviluppa AdBlock Plus, la accoglie come l’ennesima dimostrazione della legalità della propria attività a difesa della libertà degli utenti di non visualizzare l’advertising su cui gli editori contano come fonte di sostentamento: la giustizia tedesca ha tributato all’adblocker la sesta vittoria in tribunale. “L’adblocking è legale” scrive Eyeo, anche Spiegel Online dovrà rassegnarsi a questa prospettiva.
Dal 2015 ad oggi, secondo le ricostruzioni di Eyeo, tutti i contenziosi sollevati dagli editori tedeschi si sono conclusi con lo stesso esito: quello aperto da Zeit Online e Handelsblatt ha decretato l’ammissibilità dell’adblocking, confermata da quello portato avanti dalle emittenti ProSieben/Sat 1 e RTL Interactive e quello sollevato dal Süddeutsche Zeitung, e per due volte le denunce di Axel Springer sono state respinte, avvalorando il modello di adblocking di AdBlock Plus.
È avvenuto nuovamente con Spiegel Online che, soffrendo l’impatto delle installazioni di AdBlock Plus presso i propri lettori, denunciava Eyeo per la concorrenza sleale costituita dal suo business, incentrato sulla scelta per i grandi editori di accettare che i propri utenti non visualizzino l’advertising che li nutre o di rassegnarsi ad aderire a pagamento alla whitelist dello sviluppatore. Il tribunale di Amburgo, incaricato di valutare il caso, ha ritenuto inaccettabili tutte le accuse formulate da Spiegel Online. Non è dato conoscere le motivazioni del giudice, se siano state ancora una volta incentrate sul ventaglio di possibilità che gli editori hanno a disposizione per trarre guadagno, se, come in alcune delle decisioni precedenti, abbiano fatto riferimento alla popolarità limitata dell’adblocker, tesi forse poco sostenibile dato il moltiplicarsi delle soluzioni per schivare l’advertising. Spiegel misura la popolarità di AdBlock Plus nella percentuale del 25 per cento dei suoi lettori, ma in Germania si sta rilevando una contrazione di due punti dell’impiego di adblocker rispetto allo scorso anno, in calo al 19,11 per cento.
“Ad Eyeo siamo felici di impiegare le nostre risorse per combattere per gli strumenti a favore degli utenti come gli adblocker, mentre lavoriamo con gli editori per approntare metodi di monetizzazione che siano bene accolti dagli utenti e siano sostenibili”, si spiega sul blog ufficiale. Eyeo, invero, ha annunciato di recente il progetto di configurarsi come una vera e propria piattaforma pubblicitaria , offrendo un canale per somministrare advertising ai propri utenti: che ciò garantisca “un vantaggio anche per tutti gli altri content blocker”, anche quelli che non scelgano di affiliarsi con Eyeo e non implementino le sue liste, è tutto da vedere, così come non è scontato che i tribunali considerino altrettanto accettabile questo modello di business.
Gaia Bottà