Peace, in poche ore diventata la più scaricata app a pagamento per iOS per bloccare l’advertising su Safari, è stata rimossa da App Store a seguito di una scelta del suo sviluppatore Marco Arment, fondatore anche di Instapaper.
Con un discorso interpretato in maniera diversa a seconda degli interessi di chi lo legge, Arment ha spiegato che “semplicemente non gli sembrava giusto” essere lui stesso artefice e protagonista dei blocchi pubblicitari: “Penso ancora che gli adblocker siano necessari ma – ha specificato Armant – non voglio essere arbitro di ciò che deve essere bloccato”.
La pratica dell’adblocking consistente nell’utilizzare un’app o un servizio per schivare l’advertising che compare sui siti che si visitano è d’altra parte al centro di feroci scontri: da un lato gli sviluppatori e gli utenti, dall’altra i detentori di diritti ed i produttori di contenuti che hanno il loro business model nell’advertising. Nel mezzo, la giustizia e il mercato : negli ultimi cinque anni gli adblocker si sono diffusi presso 198 milioni di utenti attivi al mese e spingendo i detentori di diritti ad intervenire con sistemi di blocco dei blocchi per l’advertising , mentre le sentenze a riguardo hanno per il momento legittimato l’azione degli adblocker.
Nel mezzo c’è anche Apple , la cui politica in materia potrebbe sembrare a prima vista contraddittoria: nel suo walled garden ha sempre voluto mantenere uno stretto controllo delle app anche per garantire a sviluppatori ed aventi diritto la possibilità di scegliere il modello di business desiderato, ma con iOS9 ha dato il via libera all’adblocking per Safari su mobile, pur presentato come una soluzione a favore della privacy o dell’efficienza e mai come una soluzione per fare a meno della pubblicità. Il tutto avviene mentre iOS9 apre la strada all’app aggregatore di notizie Apple News , che assicura agli editori partner la visualizzazione di advertising.
La scelta di Peace e di Marco Arment, dunque, si inserisce in questo panorama tumultuoso e dunque è finita per essere presa d’esempio sia per chi sostiene l’eticità del business degli adblocker, sia per chi, al contrario, li vuole demonizzare. A tale proposito si è espresso anche Eyeo, sviluppatore di AdBlock Plus , soggetto che invece vive di adblocking. Secondo Eyeo Marco Arment e la sua decisione di ritirare Peace sarebbero da applaudire, a critica di un approccio manicheo assolutamente inadatto: secondo Eyeo gli attuali servizi di blocco dell’advertising sarebbero troppo rozzi e dovrebbero imparare a distinguere tra le diverse forme pubblicitarie. AdBlock Plus, d’altra parte, è al momento sotto accusa per avere costruito un metodo di business del tutto originale e spietato: è noto che sotto il cappello degli “Accettable Ads” l’adblocker lasci filtrare le pubblicità dei suoi partner commerciali, ma viene alla luce ora il sistema di ricompense promesse ai diretti concorrenti che implementino le sue liste , così da guadagnare rilevanza e potere negoziale per poter stringere nuovi accordi con coloro che intendano figurare nelle white list.
Da parte sua Peace, per chi non vorrà chiedere il rimborso allo sviluppatore, rimarrà (per un tempo non specificato) ancora funzionante ma non sarà supportata da aggiornamenti.
Claudio Tamburrino