L’editore tedesco Axel Springer, nonostante le ripetute sconfitte presso i tribunali, non intende rinunciare a denunciare i danni generati dagli adblocker: forse auspica che moltiplicando le denunce la giustizia riconosca che quello degli strumenti per schivare l’advertising è un mercato che minaccia l’industria editoriale, e non semplicemente un fenomeno di nicchia.
Nonostante gli allarmi dell’industria di settore, la limitata diffusione dei sistemi di adblocking è stato uno dei fattori che ha fatto decidere ai tribunali tedeschi di respingere le precedenti denunce degli editori: Axel Springer, che in passato si è scagliato senza successo contro Eyeo, l’azienda alle spalle del popolare AdBlock Plus, è tornato alla carica, in questa occasione per opporsi a Blockr , una delle innumerevoli app di adblocking dedicate a iOS e scaturite dalla apertura di Apple con l’avvento di iOS9.
L’editore, nonostante abbia adottato specifiche contromisure di repressione degli adblocker nonché soluzioni per confinare i propri contenuti in ecosistemi protetti , si è rivolto al tribunale di Stoccarda per chiedere che la giustizia impedisca agli sviluppatori dell’app di “offrire, pubblicizzare e sviluppare il servizio” che permette agli utenti mobile di non visualizzare l’advertising sul sito www.welt.de . Secondo l’editore Blockr agirebbe illegalmente, “interferendo con i diritti garantiti agli editori dalla Costituzione, mettendo a rischio le fonti di finanziamenti – e, a lungo andare, la sopravvivenza – del giornalismo professionale online”.
Il tribunale, ascoltate anche le ragioni di Blockr, ha scelto di non emanare alcuna ingiunzione nei confronti dell’applicazione: Axel Springer saprebbe difendersi autonomamente dalle presunte minacce che percepisce nell’applicazione e non ci sarebbe alcun motivo per agire con una misura d’urgenza. La decisione riguardo al caso è prevista per il mese di dicembre.
Gaia Bottà