Riceviamo e pubblichiamo, dall’ Associazione Anti Digital Divide un comunicato firmato dal segretario Mauro Guerrieri, che in occasione della Delibera n. 44/07/CIR dell’ Authority delle Comunicazioni (per l’apertura di una consultazione pubblica finalizzata alla revisione del piano di numerazione nel settore delle telecomunicazioni) traccia un quadro critico dell’attività svolta ad oggi dall’Authority stessa
“Era ora” dirà qualcuno… “non ci smentiamo mai” aggiungo io.
Ormai consolidata prassi italiana vuole che gli utenti si accorgano anni prima di un problema, e che le nostre care autorità debbano consultarsi per anni per farsi venire il dubbio che noi, poveri comuni mortali, forse un po’ di ragione l’abbiamo; e così, l’ennesima consultazione.
Una consultazione che rientra di fatto in tutte quelle problematiche nate dalla normativa sulla portabilità del numero.
Era abbastanza evidente che in un mercato in cui ogni operatore fa tariffe agevolate per le chiamate all’interno della propria rete, dare la possibilità ad un utente di cambiare operatore senza cambiare numero avrebbe creato ‘qualchè problemino (per l’utente ovviamente) di gestione delle chiamate; questo ovviamente sia nel mercato mobile che fisso.
Ma ovviamente, la sempre vigile autorità ha dovuto attendere 6 anni o giù di li perchè il tarlo del dubbio iniziasse a farsi sentire…
Un vizio in realtà.
Nove anni per rendersi conto che “forse” Telecom Italia (con l’80% del mercato fisso e internet) ha una posizione dominante di mercato. Altrettanti per rendersi conto che, probabilmente, lo scorporo della rete fisica di accesso e la sua assegnazione ad una società diversa da Telecom Italia Servizi “potrebbe” aprire il mercato ad una maggiore concorrenza.
Questa abitudine per altro è ben radicata a tutti i livelli delle nostre istituzioni.
Il cellulare è diventato un mezzo ad ampia diffusione a partire dal 1998 all’incirca: così tanto hanno impiegato per capire che forse 5 euro di ricarica erano un prezzo eccessivo per essere considerati un semplice rimborso dei costi di gestione della pratica.
Il nostro caro ministero delle TLC, al tempo del ministro Gasparri, ci lasciò attendere 3 anni prima di liberalizzare il WiFi, quando da altrettanti, noi, sempre poveri comuni mortali, indicavamo quella come possibilità reale e alternativa.
Ma purtroppo le nostre istituzioni hanno bisogno di conferme, di controlli, di far passare mesi e anni prima di dire che “forse” anche gli utenti possono aver ragione; e tutto questo per fare cosa? Per avviare una consultazione per chiedere cosa se ne pensa (sacrosanto diritto), non tenendo conto del fatto che, a meno che non abbiano vissuto in tutti quei mesi/anni in un bunker, lontani dalla realtà, sono ben consci del pensiero comune.
Giorno dopo giorno leggiamo i feeds, parola ai più ignota, di esperti del settore sui quali, se pur con alcuni “distinguo”, ci troviamo tutti d’accordo.
Durante gli incontri in vari meeting ci ripetiamo continuamente le medesime questioni; possibile che questi signori siano sempre “via”?
Forse hanno cattivi, anche se ben pagati, consiglieri.
Forse potrebbero chiedere ad un qualsiasi diplomando in materie tecnico scientifiche di provincia cosa c’è che non funziona!!!
Ci sono fiumi di bit su siti, blog e form sui problemi dell’attuale assetto del mercato… Le consultazioni sono utili e necessarie quando la questione non è già nota a tutti e, soprattutto, non si è già incancrenita!
Avremo mai l’onore di vedere le istituzioni immerse sul serio nella realtà contemporanea, o dovremo continuare a sentirci presi in giro?
A voi l’ardua sentenza…
Mauro Guerrieri
Segretario Ass. Anti Digital Divide