Riceviamo e pubblichiamo il comunicato diffuso dall’associazione Anti Digital Divide sulla questione bitstream , in merito alla quale l’Authority TLC ha approvato una delibera che – osserva l’associazione – presenta ancora molti margini di miglioramento .
Con ‘solì 3 anni di ritardo rispetto agli impegni assunti da Telecom con gli altri operatori, anche in Italia vedrà la luce un’offerta adsl all’ingrosso orientata al costo (bitstream cost plus). In questo modo il costo all’ingrosso, e di conseguenza anche quello al dettaglio pagato dall’utente, di una linea ADSL dovrebbe subire una sensibile riduzione in quanto il metodo di calcolo dovrebbe basarsi sui costi effettivi sostenuti da Telecom per fornire il servizio.
Anti Digital Divide da tempo si batte affinché venga adottato anche in Italia il bitstream. Fino ad ora il costo all’ingrosso veniva calcolato partendo dal prezzo a cui Telecom vendeva l’ADSL agli utenti finali, dal quale veniva sottratta una determinata percentuale, intorno al 30%, per permettere agli operatori alternativi, che acquistavano le linee all’ingrosso dalla stessa Telecom, di poter avere dei margini di guadagno (retail minus). Tale metodo di calcolo ha permesso a Telecom di controllare sia il prezzo al dettaglio sia, di riflesso, quello all’ingrosso, avvantaggiandosi rispetto ai concorrenti, basti rilevare come in questi anni Telecom abbia preferito quasi sempre aumentare la banda delle linee adsl lasciando invariato il prezzo, piuttosto che differenziare le offerte proponendo minor banda a prezzi inferiori. AGCOM in questi giorni ha finalmente fissato i prezzi dell’offerta di riferimento di Telecom Italia per l’anno 2007 per i servizi bitstream (mercato 12).
Considerando il ritardo accumulato dall’Italia rispetto agli altri stati europei e visto che Telecom si era impegnata per fine 2004, con il lodo Parcu, a fornire un’offerta Bitstream, AGCOM avrebbe dovuto stabilire delle tariffe all’ingrosso che permettessero all’Italia di recuperare il GAP e magari portarci, una volta tanto, a primeggiare in Europa. Bisogna specificare che quelle introdotte dall’AGCOM non sono le effettive tariffe calcolate applicando il metodo dell’orientamento al costo, questo perchè per stabilire con esattezza il costo “reale” di un servizio, in questo caso del servizio adsl, occorrono dei calcoli alquanto complessi ed attualizzati, che vanno ad analizzare diversi aspetti della contabilità di Telecom Italia. In attesa dei risultati di questi calcoli si è deciso di stabilire il prezzo dell’offerta bitstream prendendo come riferimento i “migliori” prezzi applicati negli altri stati europei in cui è presente l’offerta bitstream. Purtroppo, come ci fa notare Stefano Quintarelli sul suo blog , ci sono dei palesi errori che falsano il risultato:
“Per tenere conto della best practice europea hanno incluso paesi che hanno deliberato di andare al “cost plus” ma non hanno ancora fatto gli studi relativi sui prezzi… come dire quelli hanno detto che useranno il metodo A come dobbiamo fare noi e noi li consideriamo, anche se i loro prezzi sono ancora con il metodo B.”
“Positivi i 9 euro per la linea, sempre eccessivo il prezzo del trasporto che è il vero problema. La riduzione è stata solo del 28% rispetto a prima e quindi è sempre troppo elevato. Con questi prezzi (0,58 eur/anno/kbits) non si riesce nemmeno a garantire l’upstream di una normale ADSL: Upstream medio di una ADSL: 384kbit/s 384 * 0,58 = 222,72 eur/anno / 12 = 18,56 eur/mese. Ossia il solo costo del trasporto (a cui vanno aggiunti i 9 euro, il raccordo, il collegamento a Internet, fatturazione, customer care, ecc.) è già superiore al prezzo di vendita retail di Alice.”
Non è la prima volta che AGCOM fa di queste “sviste” e “stranamente” vanno a favorire sempre Telecom. Fortunatamente la stessa AGCOM dovrebbe entro breve, rivedere le tariffe Bitstream. Il punto, come sottolinea anche Marco Fiorentino presidente di AIIP “non è di quanto siano scesi i prezzi all’ingrosso, ma se e di quanto essi siano superiori ai reali costi”. Se Telecom continua, anche dopo aver ridotto i prezzi, a fare degli extraprofitti in quanto i costi che sostiene sono nettamente inferiori a quelli che chiede, non viene rispettato il principio dell’orientamento al costo e non si genera un concorrenza adeguata a permettere di investire anche in quelle zone che ora sono considerate non convenienti e difficilmente si ridurrà il digital divide e aumenterà la penetrazione della banda larga.
L’applicazione del Bitstream, risulta essere la direzione corretta per aprire, si spera anche in Italia, il mercato ad un livello di concorrenza reale; occorre tuttavia tenere in considerazione un altro aspetto importante e cioè come Telecom Italia negli anni, puntando sull’aumento di banda piuttosto che sull’abbassamento dei costi e rallentando in tutti i modi lo sviluppo della concorrenza, abbia drasticamente incrementato il gap tra coloro che sono coperti dall’Adsl, coloro che sono raggiunti solo attraverso il progetto Anti Digital Divide e coloro che non possono “ambire” neanche a quest’ultimo. Basta specchietti per allodole e velocità imbarazzanti; occorrono: costi più accessibili dalla fonte all’utente finale, maggiore controllo della qualità e adsl come servizio universale.
Dei passi avanti sono comunque stati fatti, sia a livello di trasparenza sia a livello delle tariffe, il problema è che come per tutti i cambiamenti e le innovazioni in Italia si procede ad una velocità terribilmente inferiore rispetto agli altri stati europei, e quando si potrebbe accelerare c’è sempre qualcuno pronto a tirare il freno a mano.