Ci ha lasciati nella giornata del 26 luglio a causa di problemi respiratori William English, noto anche come Bill, ingegnere informatico senza cui oggigiorno con tutta probabilità non disporremmo di una periferica essenziale nell’interazione con i computer: il mouse. Fondamentale il contributo fornito all’inizio degli anni ’60 quando si trovava al lavoro presso l’Augmentation Research Center della californiana SRI International gestita dallo Stanford Research Institute.
William English 1929-2020, co-inventore del mouse
Ha così raggiunto il suo ex collega Doug Engelbart, scomparso nel 2013, al suo fianco nel 1963 per la creazione del prototipo visibile qui sotto, un dispositivo di puntamento per l’interazione con le interfacce su schermo. Di Engelbart fu l’idea, di English la realizzazione.
Prese inoltre parte all’iniziativa nota come The Mother of All Demos che nell’ormai lontano 1968 anticipò alcune delle innovazioni e delle ambizioni che nei decenni successivi caratterizzarono i progressi nel mondo tecnologico: dal concetto di collegamenti ipertestuali allo storage delle informazioni, fino agli strumenti per la formattazione dei testi.
Se nel vostro ufficio, voi come lavoratori d’intelletto, foste forniti di un display collegato a un computer operativo tutto il giorno e in grado di rispondere istantaneamente ad ogni vostra azione, quanto valore potreste ricavarne?
Prima di muovere i suoi primi passi nel mondo dell’informatica, English ha servito la US Navy negli Stati Uniti e in Giappone. Ha lasciato SRI nel 1971 per unirsi a Xerox PARC dove ha gestito l’Office Systems Research Group. Lì progettò un mouse in grado di rilevare il movimento non più attraverso una serie di rotelle, ma con l’impiego di una sfera, in modo simile a quanto proposto nel 1968 dalla tedesca Telefunken con il dispositivo battezzato Rollkugel. Nel 1989 si unì infine a Sun Microsystems per supportare l’espansione dell’azienda a livello internazionale.