I nuovi termini d’uso dei servizi Adobe Creative Cloud e Document Cloud sono stati fortemente criticati, in quanto sembrava che i contenuti degli utenti fossero utilizzati per l’addestramento del modello di intelligenza artificiale generativa Firefly. L’azienda californiana ha comunicato che non è vero, quindi aggiornerà i termini per una maggiore chiarezza.
I dati non sono usati per il training IA
La settimana scorsa è stato mostrato un pop-up che invitava gli utenti ad accettare i nuovi termini d’uso per accedere alle applicazioni delle suite. Il linguaggio scelto da Adobe è poco chiaro, quindi sembrava che i contenuti potessero essere sfruttati per addestrare i modelli di IA generativa. In un’altra sezione è scritto che i contenuti possono essere utilizzati gratuitamente o concessi in sublicenza a terze parti.
Adobe ha prontamente spiegato che l’accesso ai contenuti degli utenti è previsto solo per bloccare quelli illegali, spam o phishing. Con un successivo post ha comunicato che i contenuti non sono mai stati utilizzati per il training dei modelli IA e non lo saranno in futuro.
L’azienda californiana aggiornerà i termini d’uso per chiarire il concetto, specificando che Firefly viene addestrato solo con dataset di contenuti ottenuti tramite licenza e quelli di dominio pubblico con copyright scaduto. Gli utenti potranno inoltre negare l’uso dei dati per migliorare i prodotti. In nessun caso, le licenze di Creative Cloud e Document Cloud prevedono il trasferimento della proprietà dei contenuti ad Adobe.
L’azienda ribadisce che non viene effettuata la scansione dei contenuti presenti sul computer. Viene invece effettuata la scansione dei contenuti caricati sui server, ma solo per individuare eventuali CSAM (Child Sexual Abuse Material). Adobe promette di rendere più chiari i termini d’uso che entreranno in vigore il 18 giugno.