Vittima del proprio stesso successo, Photoshop è probabilmente di fronte ad un bivio: essere parte del problema o essere parte della soluzione. Con la “Content Authenticity Initiative” (CAI) Adobe ha scelto: i propri software saranno protagonisti e capifila del tentativo di riportare ai legittimi proprietari la titolarità di una creazione, certificando così nel tempo ogni manomissione successiva, ogni manipolazione e ogni elemento che renda l’opera derivata e non più originale.
Content Authenticity Initiative
Distinguere il vero dal falso, come si suggerisce sottilmente in alcuni passaggi della presentazione della CAI, è un obiettivo troppo complesso, di altra natura: qui l’obiettivo è quello di distinguere l’autentico dal non autentico, inserendo pertanto una sorta di watermark definitivo ai file affinché possano essere marchiati a fuoco, tracciabili, rintracciabili e se ne possa seguire l’evoluzione.
Nella propria presentazione in occasione dell’Adobe MAX 2019, il gruppo spiega di aver già trovato supporto nel New York Times e in Twitter, gruppi che si son detti immediatamente disposti a collaborare in questo percorso affinché immagini e altri tipi di contenuto possano godere di questa nuova certificazione. Chiaramente il processo può però funzionare soltanto se trova ampia collaborazione, ad esempio tirando a bordo altri sviluppatori software, altri social network, altre piattaforme e altri attori protagonisti utili a saturare il mercato della creatività.
La sensazione è che un processo simile possa essere utile soprattutto per immagini di qualità, mettendo a punto un vero e proprio Digital Right Management condiviso dell’imaging con il valore aggiuntivo dell’integrazione del sistema con piattaforme online: laddove l’immagine viene caricata, il sistema ne va a riconoscere l’autenticità e, di conseguenza, magari anche i diritti di riutilizzo (come oggi già succede ad esempio con i brani musicali).
Al momento il progetto appare più che altro di principio, in cerca di manifestazioni di interesse che possano portare ad un ampliamento sollecito delle partnership per dar quanto prima forma e corpo alla piattaforma. Laddove non arriva la tecnologia, inoltre, arrivi l’educazione e la cultura alla tutela delle creatività: chi parteciperà al progetto si impegna altresì a portare avanti iniziative per la formazione degli utenti nell’analisi critica dei contenuti a cui si ha accesso durante la propria vita online.
Nessuna deadline, nessun percorso di crescita programmato, nessuna scadenza di breve periodo: al momento la Content Authenticity Initiative è soltanto un manifesto all’autenticità, ma ha ambizioni ben più serie.