Diversi utenti della suite Creative Cloud stanno ricevendo in queste ore un’email da Adobe che li avvisa dell’esigenza di aggiornare i software installati. Non un consiglio, ma un obbligo. In caso contrario, rimanendo fermi a una versione meno recente dei programmi, si rischia di andare incontro a una causa legale intentata da non meglio precisate “terze parti” e a una conseguente richiesta di risarcimento.
Adobe CC, l’update diventa obbligatorio
Stando ai feedback finora raccolti sembrano essere interessati coloro che utilizzano Photoshop, Premiere, Lightroom Classic, Animate e Media Director. Non è del tutto chiaro quanto stia accadendo, ma mettendo assieme i tasselli del puzzle pare che la software house non sia più in possesso delle licenze necessarie per le tecnologie integrate in alcuni dei prodotti distribuiti in passato. La realtà esterna, non citata direttamente poiché coinvolta in un contenzioso ancora aperto, potrebbe essere Dolby, che nel mese di marzo ha depositato presso la corte del Northern District of California la documentazione relativa alle accuse di “infrazione di copyright” e “violazione dei termini contrattuali” mosse nei confronti di Adobe.
Oggetto della disputa le modalità di conteggio delle licenze da versare, un tempo proporzionali al numero di copie vendute su supporto fisico e al numero dei dischi distribuiti sul mercato, ora commercializzate mediante download digitale. Dolby punta il dito nei confronti dello sviluppatore lamentando l’impossibilità di controllare che le informazioni ottenute siano veritiere. Tornando all’email spedita agli utenti della Creative Cloud, ne riportiamo di seguito alcuni estratti in forma tradotta.
Di recente abbiamo interrotto il supporto ad alcune vecchie versioni degli applicativi Creative Cloud e il risultato, come previsto dai termini concordati, è che non siete più autorizzati a utilizzarli.
Gli utenti non acquistano il software, ma la licenza che permette loro di installarlo, lanciarlo e sfruttarne le funzionalità. Adobe fa riferimento ai termini di contratto sottoscritti, ma come prevedibile non è sufficiente a placare l’ira di coloro che non hanno alcuna intenzione di procedere con l’aggiornamento forzato. L’account Customer Care della società risponde alle lamentele su Twitter ripetendo come un mantra quanto riportato qui sotto.
I clienti che continuano a utilizzare o distribuire versioni non autorizzate di Creative Cloud potrebbero dover far fronte a reclami di terze parti legati a violazioni. Non possiamo commentare oltre poiché riguarda un contenzioso ancora in atto.
Customers who continue to use or deploy, unauthorized versions of Creative Cloud may face potential claims of infringement by third parties. We can not comment on claims of third party infringement, as it concerns ongoing litigation. ^CS https://t.co/wx2K8MXov9
— Adobe Care (@AdobeCare) May 13, 2019
Gli utenti possono preferire una versione del software datata per le ragioni più differenti: perché non desiderano importare progetti già avviati in una release successiva, perché alcune funzionalità vengono eliminate o modificate in concomitanza con gli update oppure perché con il rilascio di nuove edizioni talvolta aumentano i requisiti hardware e il computer in dotazione non è in grado di far fronte alle richieste. La nuova linea di condotta imposta da Adobe, poco user friendly, era stata anticipata in un post condiviso sul blog ufficiale la scorsa settimana.
Da ora in avanti i clienti Creative Cloud avranno accesso diretto al download (dall’applicazione Creative Cloud Desktop e da Adobe.com) solo delle due più recenti versioni dei software.