San Francisco (USA) – Il sogno di Adobe ? Abbattere la linea di confine tra applicazioni desktop e applicazioni web, così da fondere i due mondi senza soluzione di continuità. Il primo grande passo verso la realizzazione di questa visione è stato il rilascio, nella giornata di ieri, di AIR 1.0, una tecnologia che permette di creare applicazioni grafiche web-like in grado di girare anche in modalità offline e al di fuori del browser.
Inizialmente nota con il nome in codice Apollo , AIR ha richiesto circa due anni di sviluppo per essere completata. Alla sua base c’è un motore di runtime che, similmente a quello di Java, consente agli sviluppatori di far girare le proprie rich Internet application su tutte le piattaforme supportate, alle quali si aggiungerà presto anche Linux .
Adobe afferma che AIR permette agli sviluppatori web di sfruttare la propria esperienza nell’uso di Flash, Flex, HTML, JavaScript e Ajax per creare applicazioni che combinano i vantaggi delle web application , quali l’architettura orientata alla rete, l’adozione di standard come XML e SOAP, la facilità di sviluppo e la capacità di girare su più piattaforme, con le caratteristiche delle applicazioni desktop classiche, ed in particolare la capacità di accedere alle risorse locali e di interagire con il sistema operativo. Ad esempio, a differenza della classiche applicazioni Flash o Ajax, quelle AIR supportano il drag and drop , possono accedere ai dati locali dell’utente, possiedono un’icona sul desktop e possono essere disinstallate dal sistema come una qualsiasi altra applicazione.
L’integrazione fra software desktop e web service è un concetto già al centro di diverse altre tecnologie, fra le quali Microsoft.NET, che a fronte di una profonda integrazione con Windows non fornisce però supporto diretto ad altre piattaforme. Microsoft ha per altro introdotto, proprio di recente, la tecnologia Silverlight , che al momento rappresenta tuttavia un rivale più diretto di Flash che di AIR. Ciò vale anche per JavaFX , il cui scopo è soprattutto quello di permettere la creazione di applicazioni Java con interfacce grafiche e funzionalità multimediali di pari livello a quelle Flash.
Il motore runtime di AIR può essere scaricato gratuitamente questa pagina per Windows e Mac OS X. Qui è presente anche un link ad una trentina di applicazioni basate sulla nuova tecnologia di Adobe.
Flex 3
Insieme ad AIR, ieri Adobe ha rilasciato anche la versione finale di Flex 3 , un framework open source che consente agli sviluppatori di utilizzare i tool di grafica vettoriale alla base della piattaforma Flash per creare e distribuire applicazioni web interattive.
Le applicazioni Flex possono essere realizzate con il kit gratuito Flex SDK o con l’ambiente di sviluppo a pagamento Flex Builder.
Con il Flex SDK è possibile creare applet che, entro certi livelli di funzionalità, non necessitano di componenti lato server: per compiti più complessi è tuttavia possibile interfacciare le applicazioni Flex a database e servizi back-end.
Flash DRM
Negli scorsi giorni Electronic Frontier Foundation ( EFF ), in questo post , ha criticato la preannunciata decisione di Adobe di sviluppare una tecnologia di DRM da includere in Flash. Secondo EFF, la cifratura dei contenuti Flash metterà fuori gioco tutti i software alternativi a Flash Player, quali ad esempio il tool open source Gnash di Free Software Foundation .
“Come ci si può immaginare, Adobe non si illude che questo possa fermare le violazioni al copyright – non più di quanto lo abbiano fatto dozzine di altri sistemi di DRM prima di questo – ma l’introduzione della cifratura fornisce ad Adobe e ai propri partner una nuova e potente arma legale contro i concorrenti e i normali utenti, un’arma che fa leva sul Digital Millennium Copyright Act”, si legge nel post di Seth Schoen, staff technologist di EFF.
Alcuni analisti sostengono però che il DRM viene oggi considerato da buona parte dell’industria dei contenuti come un requisito necessario alla distribuzione di video e musica online. Se Adobe non lo supportasse, Flash rischierebbe dunque di perdere terreno nei confronti di tecnologie concorrenti, come Microsoft Silverlight, che implementano tecniche di protezione dei contenuti. Anche il New York Times gioca con Adobe AIR . Il primo risultato delle sperimentazioni del Times si chiama ShiftD , applicazione web lanciata proprio in concomitanza con la distribuzione della versione 1.0 del runtime di AIR.
L’ appliance , che ha già vinto la manifestazione “Hack Day” organizzata da Yahoo! lo scorso giugno , vuole essere uno strumento di sincronizzazione e stoccaggio di frammenti di informazioni raggiungibili via web, attraverso dispositivi molto diversi tra loro, in particolare quelli del mondo mobile. Installando l’applet AIR su un PC desktop, sarà possibile creare un feed con link su web, appunti e quant’altro si vorrà avere a disposizione ad esempio sul proprio smartphone, ovunque ci si trovi.
Naturalmente ShiftD lavora anche in direzione contraria, ovvero permettendo di registrare sul proprio account remoto le informazioni attraverso comuni messaggi SMS. In tal senso il servizio vorrebbe sostituirsi ai tradizionali sistemi di annotazione in formato digitale di tutto quello che può servire o che merita una seconda occhiata nella comodità di casa propria o durante il surfing web “on the road”.
“Nulla di nuovo sotto il sole”, sentenzia TechCrunch , che mette in evidenza la disponibilità di sistemi più completi di sincronizzazione delle informazioni o di servizi di bookmarking in stile del.icio.us , accessibili anche dal cellulare . E riguardo la funzionalità di mapping di cui la nuova applicazione è fornita, ci sono sempre Google Maps e Yahoo! Maps in versione mobile.
ShiftD non è dunque una rivoluzione, ma può essere considerata una interessante dimostrazione delle capacità di AIR di fondere assieme note, link e luoghi “in maniera elegante”, conclude TechCrunch.