C’erano una volta i ragazzi del muretto, una generazione (forse l’ultima) non soggetta ai cambiamenti imposti dall’avvento della grande Rete, della rivoluzione mobile e dei social network, nel bene e nel male. Altri tempi, altri modi di comunicare e interfacciarsi. La realtà odierna è parecchio differente, riassunta nel report “Social Media, Social Life: Teens Reveal Their Experiences” pubblicato da Common Sense Media.
Meglio la chat
L’organizzazione che ha raccolto ed elaborato i dati si definisce una non-profit indipendente attiva al fine di aiutare i più giovani nell’era dei nuovi media e della tecnologia. Lo studio ha raccolto la testimonianza di un totale pari a 1.141 ragazzi di età compresa fra i 13 e i 17 anni, nei mesi di marzo e aprile, per confrontarli con una ricerca del tutto simile condotta nel 2012. Le statistiche che ne emergono dipingono un quadro tutt’altro che rassicurante: la percentuale di coloro che preferiscono un rapporto dal vivo con i coetanei è scesa in sei anni dal 49% al 32%. Oggi si prediligono WhatsApp e gli altri servizi di messaggistica al tempo trascorso con gli amici condividendo lo stesso luogo.
Trend negativo anche per quanto concerne il cyberbullismo: se nel 2012 il 5% affermava di esserne stato vittima, la quota si è impennata fino a toccare un preoccupante 35%. Andrebbe indagato se i due fenomeni sono in qualche modo correlati o interconnessi.
Ad aver sviluppato una sorta di dipendenza non sono però solo gli adolescenti. È un fenomeno transgenerazionale, come emerge da quel 33% che vorrebbe vedere i propri genitori meno assorbiti dai dispositivi mobile (sei anni fa era il 21%). Quei genitori che sempre più si affidano agli stessi strumenti per il rapporto con le istituzioni educative.
Il rapporto con i social
Un dato su tutti risulta particolarmente curioso: il 44% dei chiamati in causa dichiara di essere infastidito dagli amici che durante un’uscita in compagnia trascorrono buona parte del tempo con gli occhi incollati al display dello smartphone. Se ne può dedurre come si abbia coscienza di quanto il comportamento possa urtare, tanto da non sopportarlo quando attuato da altri. Interessante anche notare come i due terzi circa degli adolescenti interpellati ritenga i social network responsabili di un impatto negativo sulle loro vite. Il 40% arriva a dire che vorrebbe tornare all’epoca in cui ancora non esistevano. Insomma, ai tempi dei ragazzi del muretto.
Le grandi piattaforme online sono a conoscenza di un processo in atto, potenzialmente in grado di minare la loro solidità qualora dovesse venire meno l’interesse da parte delle nuove generazioni. E si attivano di conseguenza, prendendo per mano i genitori e accompagnandoli in un percorso di responsabilizzazione, propria e dei figli. L’iniziativa messa in campo nei giorni scorsi da Instagram con le linee guida per mamma e papà ha anche questo scopo.