Roma – Uno degli effetti delle norme sulle comunicazioni che entreranno in vigore ad aprile (decreto Landolfi, 145/2006) è la possibilità di offrire VAS, ovvero servizi a valore aggiunto, anche via ADSL. Servizi che possono quindi prevedere un addebito ulteriore per l’utente ma che, almeno sulla carta, devono essere forniti in modo trasparente.
La possibilità che questa novità si trasformi in un problema per l’utenza ADSL simile a quello dei dialer per il dial-up tradizionale, la esplora Il Salvagente , il celebre settimanale “dei diritti, dei consumi e delle scelte”, nel numero in edicola da oggi.
All’inchiesta, anticipata a Punto Informatico , ha partecipato anche ANUIT , l’Associazione degli utenti TLC, che spiega: “Le modalità sono diverse, ma il pericolo è ancora più concreto visto la diffusione crescente dell’ADSL”. Ora infatti i VAS possono “essere tariffati, ovvero fatti pagare, sulla base dell’indirizzo IP del fornitore del servizio stesso”.
Con le nuove norme, il fornitore di servizi potrà tariffare l’uso degli stessi “individuando – scrive Il Salvagente – la fruizione del servizio attraverso l’IP raggiunto. E naturalmente solo chi può disporre di collegamenti veloci, come appunto l’ADSL, sarà il cliente prediletto dei nuovi Vas”, che potranno puntare su nuovi servizi video ecc.
Ma se i gestori spiegano che sulle flat ADSL non si può addebitare in fattura nulla se non proprio la flat, il provvedimento apre una nuova porta per i provider, quella di “vendere servizi a sovrapprezzo sulla base del proprio indirizzo IP”. E l’ANUIT osserva che, se dal 2 aprile arriva il PIN contro le bollette pazze, “nessun lucchetto virtuale può, al momento, essere posto sui servizi a sovrapprezzo tariffati sulla base dell’indirizzo IP”.