Roma – Una buona notizia e una cattiva. La prima è che sarà presto possibile passare da un operatore alternativo a un altro, in unbundling, direttamente. La seconda è che potrebbero arrivare altri rincari sulle ADSL nude (quelle senza linea Telecom).
Il tutto nasce dal fatto che Agcom (Autorità Garante delle Comunicazioni) ha sistemato d’un sol colpo tante lacune che il mercato ADSL si trascinava dietro, da mesi. “Le novità sono inscritte in una delibera che sarà pubblicata in settimana. Abbiamo concluso finalmente le regole del mercato ADSL all’ingrosso e dell’unbundling” – spiega a Punto Informatico Enzo Savarese, consigliere Agcom. C’è una terza novità, che potrebbe avere effetti in prospettiva: visti i ritardi del Bitstream l’Agcom ha chiesto a Telecom di rivedere subito l’offerta ADSL all’ingrosso sulla base di quanto c’è di meglio in Europa.
Il Bitstream, con le sue lungaggini, resta il punto più nero dello scenario ADSL italiano; ma per il resto le nuove regole Agcom hanno fatto piazza pulita di anomalie che pesavano da tempo sul mercato. Da anni le associazioni consumatori chiedevano che si potesse fare un passaggio diretto tra operatori diversi (Wind-Fastweb-Tele2-Tiscali, per esempio). Finora invece l’utente poteva passare solo a/da Telecom Italia. Il problema è che il passaggio tra operatori unbundling non era una possibilità regolamentata in modo esplicito.
“Abbiamo chiesto a Telecom – continua Savarese – di coordinare a livello tecnico il passaggio da un operatore all’altro”. Una cosa facile? “Si tratta solo di staccare una permuta e di attaccarne un’altra” – confermano da Telecom Italia a Punto Informatico. Funziona così: il nuovo operatore riceve la richiesta dell’utente e avvisa il vecchio che sta per avvenire il distacco. Vige la regola del silenzio-assenso. Il vecchio operatore ha 20 giorni (cinque, se è Telecom Italia) per documentare obiezioni alla perdita del cliente. È possibile che quest’ultimo, quindi, riceva proposte interessanti dal proprio operatore, per restare; un po’ come avviene nei casi di portabilità del numero mobile. Una ventata di sana concorrenza in più , insomma.
Il passaggio sarà fluido anche per un’altra novità apportata dalla delibera: deve essere il nuovo operatore e non il vecchio a gestire la procedura. L’utente potrà presentare la richiesta di attivazione al nuovo operatore, che si occuperà del distacco. È meglio così, perché è il nuovo operatore, e non il vecchio, ad avere tutto l’interesse perché le cose avvengano presto e bene.
“Siamo contenti” – aggiunge Telecom. Finora invece, nei casi di ritorno a Telecom Italia, è stato il vecchio operatore a gestire il passaggio e spesso non dava seguito alla volontà dell’utente. Il ritorno a Telecom è favorito anche da una sua recente mossa: lo sconto sui costi di attivazione .
La delibera apre la porta anche a un’altra cosa da tempo richiesta dai consumatori: poter passare da un’ADSL all’altra senza nemmeno un giorno di blackout , senza essere costretti a dare prima la disdetta della vecchia ADSL. A riguardo, però, i dettagli devono essere ancora fissati. Centrale è ancora il ruolo di Telecom, a cui Agcom chiede di coordinare il passaggio in modo fluido.
L’altra faccia della medaglia è un rischio: che l’utente si ritrovi, d’un tratto e senza averlo richiesto, con un altro operatore, magari in seguito a una chiamata del telemarketing. Per fortuna, le nuove regole imposte ai call center danno qualche garanzia in più agli utenti, contro le attivazioni non richieste.
“Buone notizie, certo, ma aspettiamo prima di gioire: le regole potrebbero essere male applicate” – dice a Punto Informatico Marco Pierani, responsabile area hitech di Altroconsumo: “È ovvio che ora Agcom vuole tenere testa al Governo sul fronte delle liberalizzazioni del settore, ma chissà se sarà una svolta reale o solo una mossa populistica”. La battaglia contro i paletti della concorrenza non è finita: “Adesso vedremo se e come sarà applicato il punto, del decreto Bersani, che vieta i contratti annuali “.
Un’altra cosa da vedere è come gli operatori reagiranno alla prospettiva di dover versare un canone aggiuntivo, a Telecom, sulle ADSL nude . Agcom ha alla fine deciso infatti che il canone sarà pari a quello della linea residenziale al dettaglio (14,57 euro al mese) meno il 20 per cento. Un 20 per cento di retail minus , quindi. “È un compromesso tra le richieste dei provider e quelle di Telecom” – spiega Savarese.
Si sblocca così una situazione che si trascinava da circa due anni: finora Telecom ha solo minacciato di applicare il canone aggiuntivo. Non ha insistito a riscuoterlo, però, perché Agcom ancora non aveva determinato l’esatto importo. La novità scatta da febbraio, ma è noto che Telecom chiede anche i canoni arretrati, perché il canone aggiuntivo è un balzello deciso già nel 2005 . “Dei canoni arretrati ci occuperemo in una successiva delibera” – spiegano da Agcom. Aggiunge Luca Spada, amministratore delegato di Ngi , che ad oggi ha circa 20 mila ADSL nude: “Alcuni operatori hanno accantonato nei mesi una somma per pagare Telecom, per essere pronti quando sarebbe venuto il momento”. Se varrà il principio dei canoni arretrati, il fatturone Telecom potrebbe ammontare a qualche milione di euro e forse a qualche piccolo operatore, meno previdente, tremeranno un po’ i polsi.
E per gli utenti? A quanto risulta a Punto Informatico, è probabile che non ci siano grossi scossoni. Molti operatori hanno già da un anno cominciato ad applicare i canoni aggiuntivi: l’hanno fatto Vira , Wooow , Aruba , Energit , tra gli altri. Anche Tiscali applica un canone maggiorato sulle linee ADSL senza Telecom. Ngi dice invece che non aumenterà i canoni. “Nemmeno noi lo faremo” – spiega Francesco Bernacchi – responsabile Servizi Standard Business Unit Corporate di BT Italia, che a fine marzo conta di arrivare “a circa 18 mila ADSL nude, grazie all’offerta VoIP VIP. Viaggiamo al ritmo di 2 mila attivazioni al mese”. Si pone adesso un quesito. Se non ci saranno canoni arretrati, gli operatori rimborseranno quanto già versato dagli utenti negli scorsi mesi? I sovrapprezzi sul canone erano infatti giustificati dalla prospettiva di dover pagare Telecom. Non sono tenuti a farlo, in realtà, perché non è una possibilità prevista da contratto. Ma il tutto diventerebbe un guadagno extra a spese del cliente.
È comunque una fase che potrebbe svoltare presto, perché i costi all’ingrosso, per l’ADSL, stanno per essere aggiornati. Agcom ha chiesto a Telecom (ad interim, nell’attesa del Bitstream) di fare una nuova offerta all’ingrosso, adeguata alle best practice europee. Telecom dovrà insomma vedere quanto c’è di meglio in Europa, in fatto di prezzi all’ingrosso, e applicarlo in Italia . L’intenzione è recuperare il tempo che l’Italia ha perduto, rispetto all’Europa, a causa dei ritardi del Bitstream. Il sistema delle best practice europee è già stato applicato, nei primi tempi delle liberalizzazioni, per determinare i prezzi dell’unbundling. Certo, la polemica è dietro l’angolo: quanto Telecom individuerà come best practice accontenterà i provider? Agcom vigilerà, ma se ci saranno dissidi anche questa fase a interim rischia di slittare. Così come ha fatto il Bitstream finora. Per gli utenti è invece bene avere subito un mercato ADSL rinnovato , per ricevere una gamma di nuove offerte al dettaglio, varie nei prezzi e nelle caratteristiche, e con maggiori garanzie di qualità.