ADSL in affitto? Rischi e opportunità

ADSL in affitto? Rischi e opportunità

Dividere il canone ADSL con il proprio vicino di casa, grazie a una LAN Wi-Fi. È possibile farlo e non ci sono leggi che lo vietino. Benefici e rischi di quella che potrebbe diventare una moda tra gli smanettoni
Dividere il canone ADSL con il proprio vicino di casa, grazie a una LAN Wi-Fi. È possibile farlo e non ci sono leggi che lo vietino. Benefici e rischi di quella che potrebbe diventare una moda tra gli smanettoni


Roma – Da luglio è a 4 megabit l’ADSL italiana standard, almeno per chi ha scelto uno dei principali operatori. Wind e Tele2 , infatti, hanno fatto l’upgrade da 1.280/256 a 4.096/256 Kbps senza aumentare i canoni (29,95 e 28,95 euro al mese, rispettivamente), seguendo così le orme di Tiscali e Telecom Italia . Le novità valgono anche per i vecchi utenti. E allora la tentazione è forte: ci si ritrova tutti con un’ADSL a 4 Megabit, la banda non manca; perché non condividerla con un vicino di casa, spartendosi il costo del canone?

È possibile e in linea di massima non è illegale. Comporta però qualche rischio, che è possibile evitare o limitare con qualche accorgimento tecnico e una buona dose di prudenza. Ne parlano a Punto Informatico due tra i massimi esperti di Wi-Fi in Italia: Paolo Nuti, vicepresidente AIIP , l’associazione dei principali provider italiani, e Raoul Chiesa, ex hacker e ora titolare di @Mediaservice , azienda di sicurezza informatica. Chiesa da cinque anni testa le difese delle LAN Wi-Fi di altre aziende ed è stato uno dei precursori del Wardriving in Italia.

Prima le buone notizie: “non c’è una legge che vieti di condividere l’ADSL tramite Wi-Fi con uno o più vicini, mettendosi d’accordo con loro per pagare insieme il canone”, dice Nuti. “Rivendere il servizio è un mestiere da operatori autorizzati- continua Nuti- ma solo se l’offerta è al pubblico: se l’ho messa su un sito Internet o, che so, ho affisso un cartello in un bar in cui avviso che voglio affittare l’ADSL. Solo questi casi potrebbe esserci un processo del Ministero contro di me, per quanto è cosa di per sé molto improbabile. Se ne parlo soltanto con i vicini, invece, senza affissione al pubblico dell’offerta, sto tranquillo: posso condividere l’ADSL…”. Secondo Chiesa, “è un buco della normativa noto ormai da anni, relativo alla possibilità di rivendere un’ADSL”.

Alcuni contratti ADSL hanno però clausole che impediscono di rivendere o affittare a terzi il servizio, pena la perdita dell’abbonamento. È il caso dell’ADSL di Libero, che ha introdotto questa clausola di recente, in aprile. Agli utenti che non l’accettassero, ha permesso di recedere dal contratto. Nel contratto di Alice , invece, non c’è una clausola specifica contro la rivendita o l’affitto dei servizi. Si vieta soltanto la “cessione” dell’abbonamento a terzi, al punto sei del contratto. Il che è vietato anche nel contratto della linea telefonica, al punto 12. Dove però si dice anche: “Il Cliente può permettere ad altri di usufruire del Servizio ma non può chiedere un corrispettivo maggiore di quanto il Cliente medesimo sia tenuto a corrispondere a Telecom Italia, in relazione alle condizioni economiche vigenti”. Per Telecom, ADSL e linea telefonica sono tutt’uno, quindi questo articolo del contratto è forse una porta aperta verso la possibilità di condividere Internet via Wi-Fi.

La questione delle clausole contrattuali è in realtà di scarsa importanza. Poiché, come riconosce Antonio Converti, direttore marketing di Libero, “per noi non c’è alcun modo di capire se l’utente sta condividendo l’ADSL con il vicino invece che con un secondo computer presente nella stessa casa”. Insomma, la situazione è che Libero permette di fare una LAN casalinga; vieta (con la clausola appena aggiunta) di condividerla con un vicino, ma non ha modo di accorgersene se qualcuno lo sta facendo. “Né abbiamo intenzione o interesse di andare fare le pulci ai clienti, per scoprire chi trasgredisce”, aggiunge Converti. Ovvio. Il punto però è che “il vero deterrente contro questa pratica non sono le regole contrattuali. È un altro: sono i pericoli insiti nel dare la propria connessione in mano a un vicino di casa”.


È a questo punto che tornano utili l’esperienza e i consigli di Raoul Chiesa. “Conosco alcune persone che stanno condividendo la propria ADSL con un vicino; ma sono esperti ed è bene che lo siano, perché i rischi sono numerosi”, dice Chiesa. Ci sono da scontare le debolezze intrinseche del Wi-Fi. “Per prima cosa, è un protocollo pieno di vulnerabilità, molto difficile da proteggere bene. Secondo problema, le connessioni Wi-Fi possono essere intercettate, con alcuni tool. Quelli che abbiamo sviluppato noi permettono di farlo in poche ore”.

Che cosa si rischia? Non solo che qualche altro vicino, non autorizzato, usi la banda. “Se c’è un servizio VoIP attivo sul Wi-Fi, una volta intercettato il traffico posso anche telefonare a sbafo, con addebito a carico del titolare della connessione. Se uso la connessione, in cui mi sono intrufolato, per spargere virus o per attaccare un server, poi sarà il titolare dell’abbonamento a passare i guai con la polizia postale”. Al pirata basterà cancellare i log per mettersi in salvo. Sarà difficile risalire a lui, perché se ha usato il Wi-Fi per abusare di una connessione altrui, dove sono le tracce del suo passaggio, se non nei log di una macchina già violata e che quindi può cancellare con facilità? “Le prove sono disperse nell’etere”, dice Chiesa. Al contrario, se l’attaccante si è impadronito della connessione tramite Internet, magari con un trojan, l’accaduto sarà stato registrato dai provider usati.

Con alcuni accorgimenti, è possibile però ridurre di molto i rischi. Chiesa consiglia di spendere dagli 80 euro in su per comprare access point di buona qualità, che supportino la cifratura WEP a 128 bit, e di abilitarla. “Si trovano ottimi Access Point già con 80-100 euro, anche se i migliori costano più di 300 euro”. Secondo consiglio, “bisogna sempre cambiare la configurazione di default dell’Access Point. La password di default è la stessa per tutti i modelli di una marca. E i pirati lo sanno”. Poi, due consigli per i più esperti: “disabilitare il broadcast dell’identificativo di rete e la possibilità di fare telnet da Internet sull’Access Point”.

Se non si è in grado di applicare queste tecniche, Chiesa consiglia di rivolgersi a un utente più esperto prima di installare la propria rete LAN. Non è finita: “corro rischi anche di altro tipo, però, se permetto a un vicino di usare la ADSL che ho acquistato”, ricorda Nuti. Se il vicino usa Internet per violare la legge (attacca server, diffonde virus, scarica contenuti pedofili), è il titolare dell’abbonamento che rischia di essere incriminato. “Per prima cosa, potrebbe essere indicato come corresponsabile. Allora consiglio di fare firmare al vicino una liberatoria, con la quale mi solleva da ogni responsabilità per gli eventuali illeciti che potrà compiere con la mia ADSL”, dice Nuti. Secondo problema: “la polizia in prima battuta individuerà me, in quanto titolare dell’abbonamento, come colpevole. E potrebbe non essere facile risalire alle responsabilità del vicino”, spiega Chiesa. Una soluzione? “Attivare una funzione di log sull’Access Point, che tenga d’occhio e registri quello che il vicino sta facendo con la mia connessione”.

Infine, la LAN Wi-Fi espone a un altro rischio: “aumentano le probabilità che la mia macchina sia invasa da trojan e da virus. Se il mio vicino è contagiato, è probabile che lo sia anche io, infatti, perché siamo sulla stessa LAN”. È un invito a stare attenti e a scegliere bene l’utente con cui condividere la propria connessione ADSL via Wi-Fi: che non sia un pirata, né un pedofilo, né un lamer pronto a essere contagiato da ogni schifezza che circola in Rete.

Alessandro Longo

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Pubblicato il
15 lug 2005
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