Roma – AIIP , Associazione Italiana Internet Provider, manifesta il proprio dissenso in merito all’intenzione di Telecom Italia di esigere il pagamento di un canone per le linee ADSL “naked”, ossia prive di fonia, chiedendo gli arretrati, ossia a decorrere dalla prima dichiarazione di legittimità del canone da parte dell’ Authority TLC .
L’incumbent, infatti, si era finora astenuto dal presentare in fattura la voce “canone” per le linee di “nuda connettività”, attendendo il pronunciamento dell’Authority, che è arrivato con la recente approvazione dell’offerta Telecom Italia che include appunto il temuto via libera. Gli operatori alternativi, però, si sarebbero aspettati di dover corrispondere il canone all’incumbent – loro fornitore wholesale – a partire da ora, e non di dover pagare gli arretrati.
“Nessun venditore può pretendere di fissare o di aumentare i prezzi con efficacia retroattiva – dichiara l’AIIP in una nota – Eppure Telecom Italia oggi si prepara ad emettere fatture per le linee solo dati per il periodo da febbraio 2006 a giugno 2007, con una retroattività di 14 mesi”.
Si tratta evidentemente di cifre potenzialmente molto pesanti per diversi operatori, capaci di mettere in difficoltà anche gli operatori maggiori che non stiano attraversando un periodo di particolare crescita economica e finanziaria.
“Il problema – sostiene AIIP – è nato quando Telecom Italia ha realizzato che gli abbonamenti senza fonia consentivano agli utenti di risparmiare sul canone telefonico scegliendo servizi VoIP su linea solo dati. A questo punto Telecom Italia ha iniziato ad esigere una canone periodico in aggiunta al solo contributo di attivazione da essa previsto per tali linee”. È anche vero, come ben ricorderanno i lettori di PI Telefonia , che Telecom non ha mai nascosto le proprie intenzione di riscuotere quel canone, e su quel canone si sono avute sollevazioni popolari e ordini del giorno che oggi, con l’ ok dato a Telecom Italia, vengono ufficialmente dimenticati.
“Giusta o sbagliata che sia la richiesta di un canone aggiuntivo – insiste AIIP – non ci pare equo ed opportuno che tale richiesta venga effettuata retroattivamente, per di più per un periodo di oltre un anno. L’Associazione Italiana Internet Provider chiede pertanto che Telecom Italia riconsideri immediatamente il suo progetto di fatturazione retroattiva. Il grave disorientamento che ne deriverebbe all’utente sarebbe insanabile, se passasse il principio dei prezzi indeterminati. Ciò causerebbe una grave distorsione del rapporto che ogni operatore ha con la clientela finale, su cui questo aumento andrebbe sicuramente ad incidere e ciò senza valutare affatto la valenza anticompetitiva di tale condotta”.
La posizione dei provider è delicata, Telecom ha tutte le carte in mano, e traspare dalla nota di AIIP: “Ove Telecom Italia persista nelle proprie intenzioni essa si renderebbe responsabile di un grave pregiudizio all’intero mercato dei servizi a larga banda, mercato già anemico in Italia e con scarsa concorrenza, come confermato dalla quota di mercato detenuta da Telecom Italia, che non ha pari nei paesi sviluppati”. Un avvertimento finale che, prima ancora che Telecom, dovrebbe suonare almeno questa volta come un campanello d’allarme nelle stanze dove da anni si decidono, spesso senza molta oculatezza, i destini della connettività italiana.