Washington (USA) – C. J. Vadnais è uno dei tanti professionisti statunitensi del mondo IT che ha deciso di lavorare in provincia. Uno dei tanti, come sempre di più avviene anche in Italia e nel resto del mondo occidentale. Una specie di movimento migratorio che vuole – forse sarebbe meglio dire vorrebbe – utilizzare le tecnologie disponibili per il tanto decantato telelavoro . Già, perché a Stamford , piccolo villaggio situato vicino al confine tra Vermont e Massachussets, l’accesso ADSL è una chimera. Un po’ come quel 14% della popolazione italiana ancora non coperto dai servizi a banda larga, e ben evidenziato nell’ultimo bollettino dell’Osservatorio nazionale.
E allora ecco che il signor Rossi e Vadnais hanno in comune non solo un’antiquata connessione dial-up , ma anche il disinteresse dei grandi provider che prima di investire in infrastrutture rurali ci pensano due volte: mettono sulla bilancia le condizioni ambientali, la morfologia del territorio, il numero di potenziali acquirenti etc.
“Non potevo lavorare da casa; per una mail di 20 KB dovevo stare lì ed aspettare un’eternità”, ha spiegato Vadnais al reporter di Associated Press che sulla sua storia ha costruito un reportage. L’unica soluzione non poteva che essere quella di rimboccarsi le maniche e convocare un consiglio cittadino. E così il professionista venuto dalla grande città ha deciso di intraprendere una strada alternativa: dar vita ad un network broadband locale . Nel 2003, convinti i residenti, circa 900 anime, e con un finanziamento di 10.000 dollari proveniente dal comune e dalle tasche dei cittadini, l’uomo ha fondato la Southern Vermont Broadband Cooperative . Una piccola cooperativa che ha come obiettivo la realizzazione di una rete wireless a banda larga, con antenna centrale di trasmissione montata sul tetto della scuola elementare.
A distanza di quasi due anni da quella presa di posizione, la maggior parte dei cittadini di Stamford dispone oggi di una connessione ADSL. La scorsa estate è stata montata l’antenna principale, con un raggio di copertura massimo teorico di 40 km . Molte case si sono dotate poi delle riceventi, ma a causa dei numerosi alberi presenti nella zona l’area effettivamente coperta non supera i 2,4 km.
Le famiglie interessate pagando 50 dollari possono dotarsi dell’attrezzatura ma, come sottolinea Vadnais “nessuno ha un profitto o un salario, le tariffe servono solo per ripagare il servizio”. Tutto questo è stato possibile anche grazie alla legislazione federale che ha messo un freno – ancora temporaneo – alla speculazione dei grandi provider. Grazie a lobby locali, molte grandi imprese del settore erano riuscite a rendere illegali in almeno 14 stati i progetti di creazione di sistemi indipendenti nel settore telefonico e cable-TV (televisione via cavo). E così a macchia d’olio anche piccoli agglomerati urbani del New England sono riusciti a implementare cable-TV proprietarie o istituire bandi per attirare piccoli provider regionali per coprire le zone rurali.
“I leader delle varie comunità hanno compreso l’importanza dei servizi broadband, anche come motori di sviluppo economico. Si tratta semplicemente di un qualcosa di cui non si può fare a meno”, ha dichiarato Joe Nipper, vice presidente dell’ American Public Power Association , l’organizzazione che rappresenta gli interessi a Washington dei servizi municipali.
Secondo l’associazione presieduta da Nipper, negli Stati Uniti ci sono 81 città che dispongono già di servizi broadband di proprietà della municipalità e più di 100 che dispongono di cable TV. Un esempio su tutti è quello di Shrewsbury (Massachusetts) che negli anni 80, prima che le aziende nazionali cominciassero a coprire l’area, pose le basi per l’implementazione di un sistema locale di cable tv. Adesso i clienti sono 12.000 e si contano già 6000 utenti broadband.
Insomma, un mercato florido che ha infastidito i grandi operatori, come Verizon and SBC, concentrati più che altro nell’impedire ai comuni di portare avanti progetti simili. In Missouri e Texas, infatti, vige il divieto e così in altre decine di stati. “E’ pura competizione, e se fossi stato un operatore locale avrei lottato duramente anch’io”, ha confermato Thomas Josie, general manager presso il comune di Shrewsbury.
La risposta politica è stata quasi immediata, tanto più che i senatori John McCain, Repubblicano dell’Arizona, and Frank R. Lautenberg, Democratico del New Jersey hanno presentato un progetto di legge all’inizio dell’anno per abolire ogni tipo di restrizione nei confronti dei provider locali. Si vedrà, di mezzo c’è un sovrapporsi di leggi federali e leggi dei singoli stati: quel che è certo è che la via sembra tacciata. Che possa essere questa una strada anche per il nostro paese? In epoca di Wi-Fi e WiMax il broad band “di provincia” potrebbe trovare nuovi sbocchi.
Dario d’Elia