Roma – ADSL senza linea voce, doppie ADSL: nuove possibilità che si sono aperte in questi mesi agli utenti italiani. È nato, infatti, un sottobosco di offerte ADSL basate su doppini che i provider dovranno cablare presso l’utente . “Lo facciamo da questo mese, sulla scorta di altri provider”, spiega a Punto Informatico Gaetano Piazza, direttore commerciale del provider siciliano SìADSL . Tra gli altri provider che offrono questa possibilità ci sono Active Network , Cheapnet , Ngi e Tin.it .
Si apre un nuovo scenario di libertà per l’utente, quindi. Libertà di avere l’ADSL anche se non si può o non si vuole avere una linea del telefono : “La maggior parte delle richieste è da parte di studenti che vivono in affitto in case dove non è prevista la possibilità di avere una linea telefonica personale. O da parte di giovani che sono appena andati a vivere da soli e si arrangiano con il cellulare, non volendo pagare il canone della linea voce”.
Oppure la libertà di avere l’ADSL di un altro provider anche dopo avere affidato la linea telefonica a Wind o a Fastweb. O la libertà di avere una seconda ADSL nello stesso momento. È utile a chi vuole cambiare senza traumi il proprio operatore : “Prima di disdire la vecchia ADSL, se ne può richiedere una nuova su doppino aggiuntivo. Ci sarà magari un mese in cui si pagherà doppio canone, ma almeno non si avranno blackout della ADSL, che, tra disattivazione e nuova attivazione, possono durare anche parecchie settimane”, dice Luca Spada, amministratore delegato di Ngi.
“Sono due le tipologie di utenti che ci richiedono la doppia ADSL”, aggiunge Piazza. “Le aziende che vogliono avere un’ADSL di backup e che fino a ieri erano costrette ad attivarla su una seconda linea telefonica e a pagare così doppio canone a Telecom. O gli utenti che hanno la propria linea bloccata dall’ADSL di un provider con cui non vogliono più avere a che fare”. È, quest’ultimo, un caso tutt’altro che raro , come ben mostrano le innumerevoli segnalazioni pubblicate da Punto Informatico e i newsgroup dedicati alle connessioni italiane. C’è l’esempio di chi ha chiesto disdetta ma l’ha avuta solo a metà: l’account non funziona più ma la portante resta bloccata dal vecchio provider, per errori tecnici o per noie amministrative. E quindi su quella linea non è possibile al momento attivare altre ADSL. Oppure, c’è chi si ritrova con un’ADSL senza canone, magari attivata da qualche altro membro della famiglia, contattato dalle solerti signorine del telemarketing. E scopre poi, a proprie spese, che questo tipo di ADSL va bene solo a chi fa non più di mezz’ora di connessione al giorno. Vorrebbe quindi passare a un’ADSL flat-rate.
Ma l’ADSL senza canone, come di norma, ha un contratto annuale ; su quella linea l’utente non può attivare l’ADSL di un altro operatore ma, al momento, soltanto chiedere al proprio un cambio profilo (da “a consumo” a “flat-rate”). Il che, tra l’altro, comporta un blackout della connessione per qualche giorno o settimana. “È così che, con Alice Free, Telecom è riuscita a bloccare il mercato ADSL italiano”. È infatti l’offerta Alice più popolare; “ma gli utenti che su due piedi l’hanno attivata, pensando di non avere niente da perdere, sono poi rimasti in seno a Telecom, legati da un contratto annuale. Anche se poi sono voluti passare a una formula flat-rate”, dice Piazza. “Ma ora hanno la possibilità di cambiare subito provider. E noi di raggiungere una nuova fetta di pubblico”.
A quanto risulterebbe per Telecom Italia la delibera nasceva con lo spirito di fornire solamente un’alternativa tecnica per dare l’ADSL a chi aveva l’ISDN (visto che sulla stessa linea le due tecnologie non sono compatibili). La modalità d’accesso in questione, quindi, rappresenterebbe
una forzatura che non rispecchia lo spirito iniziale della delibera. Il rovescio della medaglia è che così si disincentivano gli investimenti nello shared access e si favoriscono quegli operatori che agiscono da re-seller.
Va detto, tuttavia, che in parte i giochi sono ormai fatti nel mondo dell’ADSL italiana: resta più comodo chiedere un passaggio da Free a Flat, al proprio operatore, che attivare una nuova ADSL su doppino aggiuntivo; anche perché pochi sanno di questa possibilità . Chi vuole avvalersene deve pagare inoltre costi extra di attivazione. Telecom, infatti, non la fa pagare nei casi normali, in questo periodo; “ma ce l’addebita quando l’ADSL è svincolata da una linea voce. Noi quindi riversiamo parte di questo costo sugli utenti, chiedendo loro 72 euro Iva inclusa”, spiega a Punto Informatico Paolo Fusi, amministratore delegato di Active Network. Il prezzo è di 120 euro con SìADSL e con Cheapnet; 154 euro con Tin. Fa eccezione Ngi: “Aanche se paghiamo l’attivazione a Telecom, per gli utenti la facciamo gratis”, conferma un portavoce del provider.
Nonostante i costi extra, l’iniziativa sembra essere stata accolta con entusiasmo dagli utenti: “attiviamo così 20-30 utenti al giorno”, ha detto a Punto Informatico Marco Bondielli, presidente del consiglio di amministrazione di Cheapnet. “Cento utenti alla settimana”, dice Piazza. “Per noi sono 30 al giorno. Una buona fetta delle attivazioni totali: il 40 per cento”, dice Fusi. Per qualche Isp, sono insomma offerte tutt’altro che di nicchia. Con il loro arrivo, è come un tappo che è volato via e che teneva bloccato un certo numero di utenti, ora più liberi di scegliere .
Ma che è successo, dietro le quinte del mercato? Telecom sulla carta era tenuta già da quattro anni a dare ai provider la possibilità di offrire l’ADSL svincolata da linea voce, come descritto nella Delibera del Garante numero 217/00/CONS . E Tin.it lo permetteva già dal 2003, “forse in virtù della sua vicinanza a Telecom Italia”, come dicono, con quasi le stesse parole, Bondelli e Piazza. “Ma soltanto da un paio di mesi per gli altri provider è stato possibile richiedere con facilità l’ADSL senza linea voce o una doppia ADSL”, dice Piazza.
Cos’è cambiato? “Prima era una procedura molto complessa, che tendeva a fallire. Bisognava fare una richiesta speciale, via fax? Ora invece gli operatori possono gestire queste offerte tramite la normale interfaccia wholesale (per l’acquisto all’ingrosso da Telecom, ndr)”. Sollecitati da questa maggiore semplicità, quindi, alcuni operatori che non avevano la fortuna di chiamarsi Tin.it (costola di Telecom Italia), si sono lanciati in questi mesi nell’arena dell’ADSL senza voce. Un servizio che in teoria, sulla carta delle delibere del Garante, era già possibile da quattro anni; nei fatti, un sogno proibito di molti utenti.