Roma. La proposta di un nuovo canone da parte di Telecom Italia ha fatto scoppiare il caso: è la resa dei conti sulle ADSL senza linea voce . Adesso la questione sarà affrontata una volta per tutte, dopo mesi che si sono trascinati fra polemiche, disservizi, tira e molla tra provider e Telecom ( qui il resoconto delle alterne vicende passate).
Che succederà adesso? La partita è tutta da giocare. L’arbitro sarà il Garante delle Telecomunicazioni , a cui spetterà nei prossimi giorni (entro il 10 luglio) approvare o rifiutare la proposta di Telecom, che vorrebbe applicare un canone extra sulle ADSL attivate in case o aziende dove manchi una linea voce di Telecom Italia. S’intende che il canone sarebbe applicato ai provider (non direttamente agli utenti), per le linee acquistate dal listino all’ingrosso di Telecom (e non quindi per quelle in unbundling, per le quali non cambia niente).
“Ciascun provider poi deciderà se girare in parte o del tutto questo rincaro sugli utenti finali, qualora il Garante desse ragione a Telecom”, spiega Stefano Quintarelli, presidente di AIIP , l’associazione dei maggiori provider italiani. È un’ipotesi che però i fornitori di servizi Internet al momento non vogliono considerare. Vogliono che Telecom ritiri la proposta e basta. A questo scopo “siamo disposti ad andare a protestare sia dal Garante delle Telecomunicazioni sia dall’Antitrust”, dice Dino Bortolotto, il consigliere di Assoprovider al quale l’associazione ha dato il compito di occuparsi della questione.
Il problema è di tale importanza che, per una volta, le due associazioni di categoria (AIIP e Assoprovider) si stanno muovendo insieme nella battaglia contro Telecom. Hanno divulgato infatti un comunicato congiunto, ieri, dal titolo “AIIP e Assoprovider unanimi contro l’imposizione del canone sulle ADSL per il trasporto dati”. Un comunicato dove non sono dati spazi per cercare un compromesso con Telecom: la chiusura è totale.
Non è però da escludere che alla fine, arbitro il Garante, le parti si metteranno d’accordo per applicare, sulle ADSL senza voce, un canone ridotto rispetto a quanto chiesto da Telecom.
Ma non è soltanto il canone in sé a essere contestato dai provider; è anche il fatto che Telecom vorrebbe rendere la novità in qualche modo retroattiva. Il canone verrebbe insomma applicato anche alle ADSL senza voce che già adesso sono attive. “La retroattività è assurda”, commenta Bortolotto; “andrebbe a metterci in difficoltà anche con i nostri clienti, che hanno firmato con noi contratti dove non sono previsti canoni extra”.
È una novità che potrebbe avere quindi un impatto su decine di migliaia di utenti ADSL e su una buona fetta del business dei provider di piccola e media grandezza, specializzati in offerte senza linea voce. Sono infatti offerte che negli ultimi mesi hanno avuto una crescita senza sosta, grazie anche al boom dei servizi VoIP che sostituiscono la linea voce nelle case e aziende da cui Telecom è stata estirpata.
L’ha riconosciuto anche Sergio Fogli (responsabile Affari Regolamentari di Telecom Italia), sul Sole24Ore di ieri, notando che da settembre e ottobre dell’anno scorso c’è stata un’impennata di richieste di ADSL senza linea voce, complice la crescente popolarità del VoIP. “L’80 per cento dei nostri utenti è senza linea voce di Telecom”, conferma a Punto Informatico Enrico Noseda, direttore marketing di Parla.it , uno dei principali operatori VoIP che, rivolgendosi a utenti di massa, è in grado di minacciare le entrate di Telecom Italia. La situazione cominciava a scottare, insomma, per Telecom, che cominciava a vedere minacciate le entrate provenienti dai canoni base delle linee telefoniche.
Se c’è il VoIP, perché pagare il canone Telecom, hanno pensato in molti, sempre più numerosi di mese in mese. “La maggior parte dei nostri utenti VoIP è senza Telecom”, dice anche un portavoce di Tiscali , che però non sarà toccata dalla novità. Soltanto ai propri utenti unbundling, infatti, vende un’offerta che permette di usare ADSL e VoIP con distacco da Telecom. Il punto è che la rete unbundling di Tiscali copre adesso il 30 per cento circa degli utenti italiani; la maggior parte di loro per abbandonare Telecom e usare il VoIP deve quindi affidarsi proprio alle ADSL che adesso rischiano di essere soprattassate: quelle acquistate all’ingrosso dagli operatori e offerte agli utenti su un doppino a parte. Il VoIP, almeno per com’è stato inteso e usato finora, è per buona parte quindi messo a rischio; lo dicono anche i provider: “il canone aggiuntivo è un duro colpo per il VoIP”, si legge nel loro comunicato.
Secondo i provider questa proposta è stata congeniata soltanto per sgretolare la concorrenza. Secondo Telecom, il canone è invece cosa dovuta. Perché, come spiegato al Sole, Telecom ha comunque bisogno di recuperare il canone base della linea. Serve per finanziare la manutenzione, l’ammortamento, i lavori di ampliamento, innovazione e rifacimento della rete, fatti ogni anno. Poiché l’ADSL senza voce si avvale della rete di Telecom – dice l’azienda – ne deve comunque essere pagato il canone.
Secondo i provider, invece, “la rete è già ammortizzata e comunque il costo di manutenzione non è tale da obbligare Telecom a chiedere ai provider un canone aggiuntivo oltre a quello dell’ADSL”, dice Bortolotti. La tesi dei provider, insomma, è che “nel canone dell’ADSL già rientra la spesa affrontata da Telecom per la manutenzione della rete”. Secondo Telecom non è vero, nel canone ADSL sono compresi soltanto i costi relativi al servizio ADSL- Dslam, Vp, Vc. Vanno addebitati a parte i costi di gestione della rete fisica. Telecom li recupera appunto grazie al canone della linea base o a quello di unbundling. Mancando sia uno sia l’altro (come avviene nel caso delle ADSL senza linea voce), deve creare un canone ad hoc, come proposto in questi giorni.
Le parti sono invece d’accordo sul fatto che Telecom affronti un costo extra nel portare il doppino aggiuntivo all’utente. E infatti i provider – e di conseguenza gli utenti – già adesso pagano a parte l’attivazione delle ADSL senza linea voce. La questione è allora capire se Telecom ha davvero, oggettivamente, bisogno di quel canone aggiuntivo per la gestione della rete oppure se il canone ADSL basta e avanza. Solo il Garante potrà stabilirlo, ma a tal scopo servirà analizzare la struttura dei costi della rete di Telecom. “Sono informazioni che mai sono state fornite nel dettaglio”, sostiene Bortolotti.
Le regole già stabilite non sono di aiuto nel dirimere la questione: la norma del Garante dice che l’ADSL senza linea voce va fornita, ma non dice a quali prezzi; non dice che il canone debba essere lo stesso delle ADSL normali.
Alessandro Longo