Firenze – “Il problema oggi in Italia non è spingere su una nuova infrastruttura a banda larga. Non c’è domanda per la banda larga che già esiste”. È quanto afferma Franco Bernabé, amministratore delegato di Telecom Italia Parole che non rispondono a verità, osserva ADUC
“Riceviamo migliaia di segnalazioni – spiega l’associazione – da parte di utenti che si lamentano a vario titolo delle connessioni ADSL fornite attualmente dai gestori. Non funzionano, sono solo teoriche connessioni a banda larga, oppure semplicemente è impossibile attivarle. Basta andare a leggere qualcuna delle quasi 10 mila lettere pubblicate sul nostro sito “.
La diffusione della connettività broad band in Italia, come noto, è molto meno capillare che in altri Paesi d’Europa: il rapporto steso da Between fa emergere una preferenza delle telco ad investimenti effettuati in aree remunerative (grandi centri urbani e aree ad elevata densità demografica). Ma non solo: “In molte parti d’Italia – sottolinea ADUC – le centraline Telecom non sono adattate per fornire connessioni a Internet veloci. Intere zone industriali (non la casetta di campagna) ne sono sprovviste. Interi paesi dove medici di famiglia sono impossibilitati ad informatizzare la propria attività. E anche in molte zone iper urbanizzate, come Firenze, avere una connessione a banda larga diventa un calvario, come abbiamo documentato di recente”.
Le parole del manager Telecom sono dunque frutto di una scarsa consapevolezza della situazione? Nossignore: “In realtà, la mossa di Bernabé è molto furba – evidenzia l’associazione – e va inquadrata nella complessiva strategia di Telecom Italia, che punta a mantenere centralità nel nostro sistema delle telecomunicazioni, con una tattica conservatrice. Siccome ha debiti per 37 miliardi di euro e non ha i soldi per finanziare le indispensabili infrastrutture in fibra ottica, dice che non c’è domanda. In questo modo punta a far cadere i propositi del Governo e dell’Agcom, che a parole hanno annunciato di voler favorire la cosiddetta Rete di nuova generazione”.
ADUC riconosce a Bernabé il tutt’altro che facile compito di dover “risollevare da un torpore tecnologico e finanziario una società che le vecchie gestioni (Colaninno e Tronchetti Provera) hanno interpretato solo come vacca da mungere”. Ma non per questo, continua l’associazione, Governo e Authority devono rallentare lo sviluppo delle comunicazioni del Paese: “Sempre più è indispensabile che l’Italia separi il proprio destino da quello di Telecom. Che Agcom e Governo prendano atto di ciò e, come prevedono anche le normative europee, si proceda con la netta separazione societaria della Rete dell’ultimo miglio dalla pancia dell’ex monopolista” conclude Domenico Murrone, responsabile ADUC per il settore TLC.