Roma – Riceviamo e pubblichiamo il comunicato che Aduc ha diffuso ieri in seguito alla notizia della volontà, da parte di Telecom Italia , di soprassedere al rincaro del canone telefonico della linea base.
Ora che la questione è definita, e che qualcuno si è messo anche a cantar vittoria pur non avendo combattuto la battaglia, facciamo il punto sulla questione canone Telecom Italia. Il neo amministratore ha deciso di lasciar perdere dopo che aveva capito che l’Autorità delle Comunicazioni avrebbe bocciato la richiesta di aumento, e quindi crede di esserne venuto fuori a testa alta, strizzando l’occhiolino ai consumatori, come al solito pensando che questi ultimi siano proprio degli sprovveduti. Il signor Guido Rossi continui pure a crederlo e a modellare il servizio dell’azienda che amministra come se avesse a che fare con degli allocchi, ma prima o poi la bomba che ha in mano gli esploderà e se accadrà, stia certo che c’è il nostro zampino.
Perché Telecom Italia è una bomba? Perché se un’azienda regge il suo operato su un canone imposto dallo Stato e su un disservizio continuo… o l’Italia fa un salto indietro nel tempo trasferendosi nell’Unione Sovietica o qualcosa cambia. E per cambiare non ci sono alternative all’esplosione: le vie dolci sono una presa per i fondelli. Le liberalizzazioni soft contro il “liberismo selvaggio”. La via italiana al mercato libero. Le aziende decotte su cui chi ci governa fa di tutto “perché restino italiane”. Sì, mettiamo in vendita… ma resta la golden share. E così di questo ritmo. Tutto con due grandi salvadanai da cui attingere senza ritegno e senza sosta: quello dei consumatori e quello dei contribuenti.
Tutto questo in un mondo di globalizzazione dei mercati e dei capitali. Un mondo e un’economia che per essere chiamati democratici, avrebbero bisogno della globalizzazione dei diritti. Ma su questo versante batte ancora il passo. Non solo. Ma anche lì dove questi diritti sono in teoria acquisiti, cioè nel nostro ordinamento nazionale, calpestarli, travisarli, ingannarli è musica quotidiana.
Come si può definire un Paese dove il gestore di un servizio ufficialmente privato e in un regime di concorrenza, per cambiare le proprie tariffe ha bisogno del benestare di una Autorità? Noi lo chiamiamo triste e senza prospettive. Anche perché, al tentativo di applicare questo aumento e al naso storto che gli ha fatto l’Autorità, non c’è stata reazione tipo ricorso, denuncia di autoritarismo di stato o cose del genere, ma un autoritiro consapevole che il privilegio di essere il gestore di Stato e di avere in mano il rubinetto di tutti gli altri gestori di telefonia fissa
(l’ultimo miglio) è bene che continui ad esser tale… altrimenti, per l’appunto, la bomba gli esplode in mano.
Siamo in epoca di liberalizzazioni e di diritti dei consumatori, ci dice e ci ripete il ministro allo Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani. Ma le liberalizzazioni che vengono trattate sono quelle tipo i taxi (siamo ancora
in fila ad aspettare una vettura….) non certo la telefonia fissa o – e sarebbe proprio il caso – l’abolizione delle Autorità che, per il fatto stesso di esistere, sono un’umiliazione al buon senso, al mercato e alle prospettive economiche dello Stato e dei privati.
Vincenzo Donvito
presidente Aduc