Nel periodo che va dal 7 novembre al 12 dicembre scorsi, le visualizzazioni dei video di alcune campagne pubblicitarie Twitter sono stati sovrastimati del 35 per cento : pare che Twitter abbia informato gli investitori interessati nei giorni scorsi e risarcito il danno. In un breve e vago post nel suo blog ufficiale, Twitter scrive: “Monitoriamo costantemente i report delle nostre campagne per assicurare il cento per cento di accuratezza. Nel corso di questo processo abbiamo scoperto un errore tecnico dovuto a un aggiornamento di prodotto Twitter per i client Android che riguarda alcuni video di campagne pubblicitarie dal 7 novembre al 12 dicembre”. “Il problema – riferisce Twitter – è stato risolto ma vogliamo condividere maggiori dettagli sull’impatto che ha avuto sui nostri partner pubblicitari”. “Continueremo a monitorare i nostri sistemi per identificare in modo proattivo i problemi – promette l’azienda – Sappiamo che i nostri clienti credono nel nostro servizio e continueranno a fornire supporto e trasparenza nella collaborazione”.
Nell’annuncio non si fa menzione del fatto che gli investitori pubblicitari abbiano ricevuto fatture gonfiate e che abbiano avuto un risarcimento del danno.
Secondo il sito web VentureBeat , alcuni di questi risarcimenti potrebbero essere di 1 dollaro, relativi ad almeno una porzione di quegli investitori colpiti che non hanno potuto portare a termine la campagna.
Quello delle metriche utilizzate per valutare le campagne pubblicitarie è un argomento che ha dato filo da torcere anche a Facebook. Nella primavera scorsa e più di recente , il social network ha ammesso di aver calcolato erroneamente, per anni, il tempo medio di visione dei video, e a dicembre ha rivelato altri errori di computo per le metriche che riguardano i “Mi piace” e i “Condividi” ai post di live video, correndo prontamente ai ripari. Le metriche di valutazione delle performance rivestono una certa importanza per gli inserzionisti che le prendono in considerazione per decidere come investire i budget.
Per Twitter, comunque, il 2016 non è stato un anno favorevole. Negli ultimi dodici mesi, infatti, il 60 per cento dei top manager dell’azienda ha rassegnato le dimissioni per trasferirsi altrove, il prezzo delle azioni è crollato e le voci circa una possibile acquisizione sembrano essersi volatilizzate.
Pierluigi Sandonnini