Inizia oggi il secondo scontro in tribunale tra Google e il governo statunitense, dopo quello relativo al mercato dei motori di ricerca. In un aula del tribunale di Alexandria (Virginia) si terrà il processo per il presunto monopolio nel mercato dell’advertising online. L’azienda di Mountain View ha pubblicato un post sul blog ufficiale per evidenziare che le accuse sono sbagliate.
Ci sono centinaia di concorrenti
Google scrive che dimostrerà le accuse sbagliate del Dipartimento di Giustizia (DOJ), in quanto acquirenti e venditori degli spazi pubblicitari online hanno oggi molte opzioni. Scelgono però i tool ad tech dell’azienda californiana perché sono semplici, convenienti ed efficaci. Il DOJ rischia di rendere più costosa la crescita delle piccole imprese crescere e di ridurre i guadagni per siti web e app.
Secondo Google, l’analisi del mercato effettuato dal DOJ non è completa. Ci sono centinaia di aziende che competono per posizionare le inserzioni online, tra cui Comcast, Disney, Walmart, Target, Criteo, Index Exchange e The Trade Desk. Negli ultimi mesi Paypal, Costco e United Airlines hanno introdotto nuovi servizi ad tech.
Google non è inoltre l’unica azienda che offre un completo “ad tech stack”. Sul mercato ci sono anche Amazon, Meta e Microsoft. Gli inserzionisti usano una media di tre piattaforme per acquistare spazi pubblicitari, mentre i grandi editori usano una media di sei piattaforme per vendere gli spazi. In pratica non esiste nessun monopolio o abuso di posizione dominante.
L’azienda di Mountain View sottolinea inoltre che le sue commissioni sono tra le più basse del settore e che gli editori ottengono circa il 70% dalle vendite. In caso di vittoria del DOJ ci sarà un aumento dei prezzi e una diminuzione dei guadagni. Le presunte pratiche anticoncorrenziali di Google sono state esaminate anche dalla Commissione europea e dalla Competition and Markets Authority del Regno Unito.