Rosetta Stone, azienda di software per l’apprendimento linguistico, ha fatto causa a Google per violazione dei marchi registrati da parte del servizio offerto da AdWords.
La nuova policy (valida solo per gli Stati Uniti) per gli annunci pubblicitari di AdWords permette infatti all’inserzionista di fare in modo che la ricerca di Google evochi i propri annunci nel momento in cui l’utente digita parole chiave che siano dei marchi registrati. Anche nel caso in cui l’inserzionista non sia il detentore dei diritti sul trademark.
Rosetta Stone, che ha registrato, tra l’altro, i marchi “Rosetta Stone”, “global traveler”, “language library” e “dynamic immersion” afferma che tale utilizzo aiuta i concorrenti a dirottare la clientela sfruttando il nome e la fame creatasi in anni di attività.
Ora chiede un provvedimento ingiuntivo per fermare Google dal permettere l’utilizzo ad altri soggetti dei suoi trademark su AdWords. Inoltre chiede un risarcimento economico non specificato, necessario tra l’altro “a condurre una campagna pubblicitaria sufficiente per ovviare agli effetti avversi derivanti dalla condotta finora adottata da Google”.
Non è la prima causa in materia affrontata da Mountain View: per esempio già l’ American Airlines aveva sporto denuncia. “Non ha senso limitare la competizione online restringendo le possibili scelte disponibili del consumatore”, aveva dichiarato Google con un comunicato relativo ad una controversia per AdWords.
La Corte dell’Eastern District of Virgina dovrà ora valutare se i consumatori sono effettivamente fuorviati dall’utilizzo di Google dei marchi. ( C.T. )