Il tentativo di aggirare le regolamentazioni statunitensi per ritrasmettere in streaming la programmazione televisiva facendo leva sulla propria tecnologia di microantenne si è scontrato con l’ira dei broadcaster a cui non pagava le licenze fissate per legge, e con il parere della Corte Suprema, che l’ha decretato illegale: Aereo si era rassegnato a non reinventarsi e aveva accettato la bancarotta . La spartizione di ciò che rimane del servizio si è compiuta: il valore totale degli asset venduti non supera i 2 milioni di dollari.
TiVo, il servizio di DVR che con Aereo condivideva sia l’afflato innovativo sia la battaglia per la propria legalità con i broadcaster, a cui ha ceduto anni or sono con sistemi DRM in grado di scoraggiare la pirateria, si è aggiudicato per 1,54 milioni di dollari il marchio di Aereo, insieme all’archivio dei suoi utenti e ad altri asset non meglio specificati che potrebbero essere reinvestiti al servizio dei propri progetti ; RPX, specializzata nel far fruttare proprietà intellettuale altrui, si è aggiudicata per 225mila dollari i brevetti; il fornitore di servizi IT Alliance Technology Solutions si è appropriato dell’infrastruttura per 320mila dollari.
Aereo resta proprietaria di altri elementi invenduti: l’azienda auspicava di raggranellare tra i 4 e i 31 milioni di dollari, ma potrà restituire ai propri creditori meno di 2 milioni.
La somma racimolata con la spartizione dei beni del servizio è stata definita deludente dall’azienda: Aereo, prima della decisione con cui è culminata l’offensiva legale dei broadcaster, poteva contare su una platea in espansione che si stima in 100mila utenti, e sulla fiducia di investitori che vi avevano infuso una cifra che si aggira intorno ai 100 milioni di dollari. La sproporzione tra la somma raccolta con l’asta e il valore di Aereo prima che venisse decretato illegale si deve ancora misurare con la richiesta di risarcimento delle emittenti, che resta da fissare in tribunale.
Gaia Bottà