Aereo, che con le sue microantenne e i suoi datacenter consente alle platee statunitensi di fruire con la mediazione della Rete dei palinsesti televisivi su una vasta gamma di dispositivi, e di registrare i programmi desiderati per apprezzarli con flessibilità, opera sostanzialmente come l’industria della tv via cavo, costretta a ottenere delle licenze per trasmettere i palinsesti: per questo motivo anche l’innovativo servizio di streaming televisivo non può esimersi dall’operare pagando i diritti di ritrasmissione. La Corte Suprema degli Stati Uniti costringerà l’azienda a includere nel proprio modello di business i costi di licenza, o a rinunciare alla propria attività.
Il servizio , lanciato nel 2012 approfittando di una piega della legge statunitense che non annovera fra i dispositivi atti alla ritrasmissione nulla di assimilabile alle proprie microantenne, aveva subito incontrato l’opposizione dei broadcaster: ABC, CBS, Fox, NBC e PBS avevano immediatamente sporto denuncia, sostenendo che Aereo competesse slealmente con la loro attività, sottraendo utenti ai più costosi servizi televisivi via satellite e via cavo, che pagano regolarmente alle emittenti i diritti per ritrasmettere i programmi. Offrendo ad 8 dollari al mese quello che offrono gli operatori della tv satellitare e via cavo per prezzi ben più elevati, in sostanza, Aereo avrebbe potuto procedere nella conquista dei telespettatori statunitensi, tagliando fuori dal mercato non solo l’industria del cavo e del satellite, ma riducendo drasticamente le entrate per le stesse emittenti, alle quali Aereo sosteneva di non dover pagare alcunché.
La Corte Suprema, in una decisione molto attesa, visto l’orientamento affatto uniforme dei tribunali che sono stati chiamati a giudicare il caso, si è espressa a favore dell’industria televisiva: nonostante Aereo abbia approntato una tecnologia che la legge non ha saputo immaginare , hanno osservato i giudici, la sostanza del suo servizio non si differenzia abbastanza da quello offerto dagli operatori via cavo e per questo motivo non può aggirare il sistema di licenze previsto per la ritrasmissione.
Il contesto legislativo è quello del Copyright Act del 1976, che contiene degli emendamenti alla disciplina del diritto d’autore invocati dai broadcaster televisivi dopo l’avvento dei primi servizi di ritrasmissione via cavo. I primi operatori della tv via cavo, che avevano tentato la conquista del mercato esattamente come l’ha tentata Aereo , erano stati subito aggrediti dall’industria della TV tradizionale: la Corte Suprema, però, aveva giudicato la loro attività perfettamente legittima, senza bisogno di alcuna licenza. Solo la pressione dei broadcaster aveva condotto, nel 1976, all’aggiornamento della legge che ora costringe i servizi di tv via cavo a pagare dei diritti di ritrasmissione alle emittenti televisive di cui rilanciano i programmi.
La Corte Suprema, in un caso che sembra ricalcare quello di cui sopra, su cui è stata chiamata a decidere diversi decenni fa, ha scelto di non prendere alla lettera la legge, giudicando piuttosto le affinità pratiche che accomunano Aereo con l’industria della tv via cavo. Il sistema di antenne in affitto, il fatto che ad una antenna corrisponda un utente, il fatto che il servizio si attivi solo quando l’utente sceglie di fruire di un programma non sarebbero elementi di differenziazione abbastanza solidi da configurare Aereo come un servizio diverso da quello offerto dagli operatori della TV via cavo e da permettergli dunque di non pagare le licenze di ritrasmissione.
L’industria della TV tradizionale festeggia celebrando la disciplina del copyright e ricordando che l’innovazione non può procedere ignorando il quadro legislativo. Cablevision, che ha invece goduto di una sorte favorevole confrontandosi con la Corte Suprema per difendere il proprio servizio di DVR dall’intransigenza dell’industria tradizionale, accoglie di buon grado la sentenza: ben venga la necessità di pagare per la ritrasmissione (elemento che la differenzia da Aereo , alla quale è stata spesso associata), ma ancora più apprezzata è la posizione della Corte Suprema che non sembra minacciare i servizi cloud, e il proprio business basato sui DVR con storage remoto.
Erano in molti, infatti, a temere che un pronunciamento contro la legittimità di Aereo da parte della Corte Suprema avrebbe potuto generare delle implicazioni non da poco per i servizi cloud come quelli offerti da Google, Apple, Amazon e Dropbox, che permettono di fruire di contenuti stoccati su uno spazio di archiviazione online. Ma se la legge si è dimostrata abbastanza flessibile da condannare Aereo, ha rassicurato la decisione dei giudici statunitensi, non lo sarà al punto da frenare l’innovazione estendendo la fattispecie della ritrasmissione a servizi diversi da quelli offerti “dagli operatori via cavo e dai loro equivalenti”. Il giudice Scalia, nella sua opinione di opposizione, ha sottolineato però come l’ approssimazione operata dai giudici che hanno condannato Aereo rischi di creare un clima di confusione , tutt’altro che rassicurante per gli operatori dei servizi di streaming basati sul cloud computing , e che più in generale aspirano a edificare dei servizi basati su nuove tecnologie. Troppe questioni rimarrebbero insolute anche secondo Electronic Frontier Foundation , che sottolinea come la sentenza attribuisca una flessibilità eccessiva alla disciplina che regola il copyright , rendendo “più difficile per dei servizi mediatici indipendenti basati su nuove tecnologie trovare il modo di lanciarsi e finanziarsi senza l’appoggio delle media company tradizionali”. Il CEO di Aereo, che promette di continuare a combattere a favore dei propri utenti e a favore di servizi innovativi, concorda : la decisione della Corte Suprema rappresenterebbe un “messaggio raggelante all’industria della tecnologia”.
Gaia Bottà