Boston (USA) – Ad inizio settimana Free Software Foundation ( FSF ) ha pubblicato una speciale versione della sua giovane licenza GPL3, chiamata Affero (AGPLv3), espressamente pensata per regolamentare le applicazioni fornite attraverso il modello software as a service , come ad esempio quelle Web 2.0.
In estrema sintesi, Affero aggiunge alla GPL3 l’obbligo di rendere disponibile il codice sorgente anche quando il software non viene distribuito , ma fatto girare su di un server pubblico e offerto agli utenti sotto forma di servizio. La GPL tradizionale, infatti, non obbliga gli sviluppatori o i fornitori del software a rilasciare le modifiche al codice quando il software in questione non viene distribuito ma semplicemente usato per offrire servizi.
Qualcuno aveva proposto che tale scenario fosse regolamentato direttamente dalla GPL3, ma FSF ha preferito trattare la questione in una licenza separata , così da fornire agli sviluppatori maggiore libertà di scelta. Del resto l’argomento è molto controverso : tutte le versioni della GPL, infatti, consentono agli sviluppatori di modificare privatamente il software libero senza essere obbligati a rilasciare le modifiche al codice. Ma quando si fa girare un’applicazione su di un server pubblico, non è semplice stabilire se l’uso del codice di quel software sia da considerarsi pubblico o privato.
FSF raccomanda – ma non può imporre – agli sviluppatori di considerare l’utilizzo di AGPL3 per qualsiasi software venga fatto girare in rete. Questa licenza è per altro pienamente compatibile con la GPL3 : ciò significa che il codice di un software coperto da Affero può essere mescolato a codice GPL3 e viceversa.
Il testo finale della AGPL3 è consultabile qui .