Video interviste che testimoniano la difficoltà delle donne di accedere al mercato del lavoro e mordaci editoriali che denunciano la violazione dei diritti umani dei detenuti in Kenia , report che ripercorrono con ironia la storia della telefonia mobile in Ghana e la sua utilità per i commercianti kenioti. Sono questi i primi risultati di Voices Of Africa , un progetto segnalato da Smart Mobs e lanciato in maggio dall’olandese Africa Interactive Media Foundation con l’intento di sviluppare “dal basso” un circuito mediatico e un processo di newsmaking a mezzo telefonino , sostenibile in ambito africano.
Affidandosi alla telefonia mobile che, a differenza di personal computer e Internet, in molti paesi africani va diffondendosi , saranno sempre più i cittadini che potranno partecipare alla costruzione della sfera mediatica del proprio paese. Ai ” camjo “, i camera journalist , verrà affidato il compito di postare testimonianze dirette di eventi e di denunciare realtà sconosciute ai più, sarà offerta loro la possibilità di rappresentare il proprio paese e di costruirsi un impiego : il loro lavoro verrà retribuito proporzionalmente agli accessi che i contributi pubblicati riusciranno a generare.
Il progetto, tuttora in fase di avvio, ha iniziato a coinvolgere Ghana, Kenia, Sudafrica e Mozambico: individuati i referenti, dato loro il tempo di rodare la tecnologia, si procederà al reclutamento dei citizen journalist , da equipaggiare con un Nokia N61i provvisto di tastiera, unico strumento del mestiere. I venti giornalisti grassroot reclutati nella prima fase del progetto non parteciperanno in qualità di contributori amatoriali, come avviene per Reuters e Yahoo! o per realtà africane come Reporter.co.za : verranno addestrati per diventare camjo a tutti gli effetti. Verranno loro forniti i rudimenti del giornalismo e della tecnologia che stringeranno fra le mani, e verrà affidato loro l’incarico di raccogliere immagini, di imprimere in video spaccati di realtà o eventi irripetibili. Lo smartphone in dotazione consentirà loro di effettuare l’upload diretto dei contenuti prodotti presso un server offerto da Skoeps , organizzazione olandese che a sua volta ha fatto del citizen journalism un modello di business.
Scardinati i complessi apparati organizzativi, operativi e tecnologici del giornalismo tradizionale, Voices Of Africa intende snellire e adattare all’ambiente africano le dinamiche agili del publishing online, dinamiche che, osserva un blogger locale, iniziano ad attecchire in tutto il continente. A differenza di blogger e netizen africani, per operare e accedere al progetto non sarà necessario affidarsi a connessioni Internet lente e costose o ad affollati Internet café: ai camjo sarà garantita la possibilità di testimoniare in maniera tempestiva con lo smartphone in dotazione, e i lettori potranno restare agevolmente aggiornati anche mediante telefonino, ammesso che ci si trovi in aree coperte dal servizio GPRS. A tale proposito, un nutrito gruppo di studenti olandesi è stato sguinzagliato in 20 paesi africani per verificare copertura e qualità del servizio, determinanti per la fattibilità del progetto.
” Voices of Africa è una rivoluzione”, annuncia Olivier Nyirubugara, uno dei coordinatori del progetto. Permetterà di costruire un impianto mediatico indipendente e di valore , raccogliendo e amplificando le voci di coloro che finora non hanno avuto alternative al silenzio. Si spera così di offrire all’Africa la possibilità di affrancarsi da un’informazione edificata su fonti ufficiali, per costruire una società civile solida e partecipe, per trasmettere all’estero un’immagine non mediata delle sfaccettature della realtà africana. Quella di Voices Of Africa rischia però di essere una rivoluzione che, per offrire i suoi frutti, dovrà passare per una diffusione più massiccia della telefonia mobile. Una tecnologia in espansione, ma, rivela uno dei reporter kenioti, ancora troppo costosa, per quasi nove persone su dieci .
Gaia Bottà