AGCM: 130 anni di monopolio SIAE possono bastare

AGCM: 130 anni di monopolio SIAE possono bastare

di G. Scorza - L'autorità antitrust si esprime a chiare lettere: il monopolio SIAE è anacronistico, non fa bene ad un mercato che non ha più confini. L'Italia deciderà di allinearsi finalmente con l'Europa?
di G. Scorza - L'autorità antitrust si esprime a chiare lettere: il monopolio SIAE è anacronistico, non fa bene ad un mercato che non ha più confini. L'Italia deciderà di allinearsi finalmente con l'Europa?

“L’Autorità ritiene che, in un contesto economico caratterizzato da profondi cambiamenti tecnologici, la mancata apertura del mercato nazionale della gestione dei diritti d’autore limita la libertà d’iniziativa economica degli operatori e la libertà di scelta degli utilizzatori. A suo parere, il mantenimento del monopolio legale appare in contrasto con l’obiettivo di rendere effettiva la libertà dei titolari del diritto di effettuare una scelta tra una pluralità di operatori in grado di competere con l’incumbent senza discriminazioni.”.
È con queste parole che l’Autorità Garante della concorrenza e del mercato riassume senso e contenuto della segnalazione trasmessa nei giorni scorsi a Parlamento e Governo a proposito dell’opportunità di procedere, senza ritardo, alla liberalizzazione del mercato dell’intermediazione dei diritti d’autore nel nostro Paese.

L’esclusiva che la legge sul diritto d’autore italiana riconosce alla SIAE, la Società italiana autori ed editori, è anacronistica e, lungi dal far bene al mercato, ne limita le possibilità di sviluppo minacciando di pregiudicare diritti ed interessi di tutti i soggetti coinvolti: autori, editori, utilizzatori ed imprenditori che aspirano ad entrare in un mercato irragionevolmente chiuso.
L’Authority presieduta da Giovanni Pitruzzella non lo dice ma leggerlo tra le righe è straordinariamente semplice: questo monopolio – vecchio di oltre 130 anni – fa bene, forse, alla sola SIAE, ovvero alla società che ne beneficia.

E la Direttiva 2014/26/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l’uso online nel mercato interno – la cosiddetta Direttiva Barnier – dovrebbe rappresentare secondo l’Autorità di Piazza Verdi l’occasione per rimuovere dall’Ordinamento nazionale quella che rappresenta una palese anomalia anche in considerazione del fatto che un’esclusiva quale quella accordata alla SIAE non esiste in nessun altro Paese europeo e non è giustificata dalle caratteristiche del mercato di riferimento né appare effettivamente capace di meglio tutelare diritti ed interessi di autori ed editori.

Un marziano in visita sulla Terra, probabilmente, nel leggere le due pagine della segnalazione dell’Antitrust ne troverebbe il contenuto naturale, forse persino scontato giacché chiunque mastichi un po’ di musica, cinema e tecnologia si rende immediatamente conto che il mercato dei relativi diritti d’autore è ormai naturalmente globale e che ogni confine geografico o territoriale è stato sgretolato da Internet e dal digitale con l’ovvia conseguenza che pensare di riconoscere a chicchessia esclusive territoriali sulla gestione dei diritti significa sfidare la storia e marciare contro il tempo nella piena consapevolezza di uscire sconfitti dallo scontro.

Per un marziano sarebbe certamente così.
Per gli addetti ai lavori di casa nostra, al contrario, l’Authority della concorrenza, nei giorni scorsi, ha scritto due pagine che si attendevano da decenni ed al cui contenuto si fa fatica a credere, non fosse altro che per il palese e macroscopico stridere delle parole dell’Antitrust con quelle pronunciate una manciata di settimane fa dal Ministro dei beni e delle attività culturali Dario Franceschini in Parlamento: il monopolio SIAE è un patrimonio nazionale che l’intera Europa ci invidia e va difesa a spada tratta.
Impossibile trovare un solo elemento di contatto tra la posizione del Ministro e quella dell’Autorità garante del mercato.

Ora la palla passa a Parlamento e Governo che, nei giorni che verranno, dovranno scegliere se seguire il suggerimento dell’Antitrust o perseverare nella guerra contro la storia e provare ancora a difendere l’esclusiva SIAE nella piena consapevolezza, tuttavia, che forse, a colpi di leggi anacronistiche, si può continuare ad impedire ad un imprenditore italiano di far concorrenza alla SIAE. Ma la Direttiva Barnier e l’Europa impediscono, ormai, di fermare sul confine qualsiasi società di intermediazione dei diritti europea che volesse operare anche nel nostro Paese.

“Il nucleo della Direttiva – lo ricorda l’Antitrust nella sua segnalazione a Parlamento e Governo – è costituito dalla libertà di scelta. In virtù di tale principio è riconosciuto ai titolari dei diritti la facoltà di individuare un organismo di gestione collettiva (…) indipendentemente dallo Stato membro di nazionalità, di residenza o di stabilimento dell’organismo di gestione collettiva o del titolare dei diritti (…)”. È dunque arrivato il momento delle scelte importanti e che fanno la differenza per un mercato che vale centinaia di milioni di euro l’anno e dal quale, soprattutto, dipende il futuro di cultura e creatività italiane.
C’è solo da augurarsi che la scelta – quale che essa sia – sia fatta per davvero nell’interesse dei più e non in quello, egoistico, di pochi.

Nota di trasparenza: scrivo quello che scrivo a proposito della questione sin da tempi non sospetti ma è corretto che i lettori sappiano che assisto professionalmente Soundreef, una concorrente della SIAE

Guido Scorza
Presidente Istituto per le politiche dell’innovazione
www.guidoscorza.it

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Pubblicato il
8 giu 2016
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