L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) è intervenuta sulla questione Uber e, pur ribadendo le illiceità rilevate finora, ha invocato una riforma normativa del settore che permetta il funzionamento di servizi utili ad incoraggiare la concorrenza.
Secondo quanto si legge nel parere offerto dall’Antitrust su richiesta dal Consiglio di Stato, in merito all’applicabilità alle piattaforme informatiche della legge quadro n. 21 del 1992 per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea e delle conseguenti sanzioni previste dagli articoli 85 e 86 del Codice della Strada, AGCM ha principalmente riconosciuto la sempre maggiore diffusione di piattaforme digitali accessibili tramite app per collegare domanda ed offerta di servizi di mobilità urbana, cercando di ricostruirne le caratteristiche fondamentali e riconoscendone i benefici concorrenziali e per i consumatori finali.
Il riferimento è principalmente alle app della startup statunitense Uber, le cui vicende sono state portate all’onore della cronaca e all’attenzione del legislatore dalla portata del successo dei suoi servizi e dalle dure proteste del mondo dei tassisti.
In Italia, dopo la conferma da parte del Tribunale di Milano del blocco in tutto il Paese dell’app Uberpop e dell’obbligo di rientrare in garage tra una chiamata e l’altra per gli autisti UberBlack, la questione era arrivata in Parlamento: proprio in quella sede la startup sembrava aver trovato un primo interlocutore favorevole nell’Autorità dei Trasporti presieduta da Andrea Camanzi. Ribadendo una posizione già espressa in precedenza , in quella occasione ha invocato una riforma a livello normativo del settore del trasporto di persone nei servizi non di linea.
Mentre nel dettaglio AGCM ribadisce la posizione finora adottata dalle autorità che rilevano l’illiceità rilevate nei servizi UberPop ed UberBlack , in generale ritiene tali servizi di intermediazione via app per offrire trasporto urbano di difficile inquadramento nelle definizioni di “attività di trasporto” finora contemplate dalle normative di settore: per quanto ciò non escluda la verifica di liceità con riferimento all’attività in concreto volta dai conducenti delle autovetture, appare quindi urgente la necessità di un intervento normativo .
Per questo l’authority invoca una riforma: “L’auspicio è che il legislatore intervenga con la massima sollecitudine al fine di regolamentare – nel modo meno invasivo possibile – queste nuove forme di trasporto non di linea, in modo da consentire un ampliamento delle modalità di offerta del servizio a vantaggio del consumatore”.
Claudio Tamburrino