Indirizzata a Governo e Parlamento del Belpaese, una segnalazione del presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) Giovanni Pitruzzella, per “una disciplina che contempli strumenti idonei a incoraggiare su internet forme di cooperazione virtuosa tra i produttori di contenuti editoriali e i fornitori di servizi innovativi che riproducono ed elaborano i contenuti protetti dai diritti di proprietà intellettuale”.
“Occorre mettere all’ordine del giorno il tema della tutela dei contenuti editoriali su Internet – chiede l’antitrust tricolore – con soluzioni che tutelino contemporaneamente il diritto del pubblico alla diffusione della conoscenza e non soffochino le potenzialità della Rete”. In sostanza, Pitruzzella vorrebbe l’introduzione di nuovi strumenti legislativi per garantire agli editori un’adeguata forma di remunerazione dalla proliferazione online dei contenuti tramite aggregatori e motori di ricerca .
Sul sentiero normativo suggerito da AGCM, il governo italiano dovrebbe pensare a soluzioni alternative a quella adottata in Francia, dove il gigante Google ha messo a disposizione un fondo da 60 milioni di euro per accompagnare gli editori verso le nuove opportunità di distribuzione digitale. L’antitrust tricolore vorrebbe invece seguire le orme della disciplina tedesca , dove alle piattaforme verrebbe imposto un obolo per lo sfruttamento dei contenuti editoriali online.
“L’antitrust ritiene preferibile questo secondo modello perché consente ai soggetti impegnati nella produzione e diffusione di contenuti informativi di beneficiare della diffusione di tali prodotti sulla rete con un evidente vantaggio sotto il profilo dell’efficienza allocativa delle risorse del settore”, ha spiegato Pitruzzella nella sua segnalazione. Il presidente di AGCM ha altresì richiesto delle specifiche “cautele per tutelare contemporaneamente la diffusione della conoscenza: attraverso un eccessivo irrigidimento dei sistemi di protezione autoriali, i costi legati alla remunerazione degli editori potrebbero riverberarsi sugli utilizzatori finali, con effetti negativi per l’accesso all’informazione ed il pluralismo”.
Mauro Vecchio